Lo stop al calcio giocato, imposto dal diffondersi del Coronavirus che ha bloccato l’intero Paese, ha fatto deflagrare, in casa Catania, le note ed annose vicende relative all’extracampo. Vicende che, a dire il vero, ormai da anni surclassano ciò che accade sul rettangolo verde ma che, in queste settimane, hanno raggiunto il classico punto di non ritorno. La sabbia nella clessidra Calcio Catania continua a scorrere inesorabilmente e sempre più velocemente. La sensazione è che, stavolta, non basterà capovolgere la clessidra per fermare questo processo.
Andando oltre la metafora si può dire che, il tema cessione, risulta attuale ed urgente oggi più che mai. Non c’è, infatti, altra soluzione che quella di un passaggio di mano, di un cambio di proprietà che possa assicurare un futuro alla società rossazzurra, alla sua matricola, alla sua gloriosa storia. Il lavoro dei vertici dirigenziali e proprietari, sotto l’occhio attento dei commissari nominati dal tribunale etneo nell’ambito delle vicende riguardanti Finaria, dovrà essere orientato solo e soltanto alla cessione, ad un’interlocuzione proficua e responsabile con il soggetto o con i soggetti che hanno bussato o busseranno alle porte di Via Magenta. Ad oggi, come noto, l’unica manifestazione d’interesse concreta è quella presentata dal Comitato Pagliara – Pellegrino – Di Fazio e dalla cordata di imprenditori da essi rappresentata, che ha rimodulato la sua offerta dopo che la prima era stata rifiutata. Come vi abbiamo riferito nei giorni scorsi, però, sembrerebbe esserci un altro interlocutore all’orizzonte, che potrebbe formalizzare il suo interessamento con passi concreti, dando di conseguenza il via a quella procedura che lo metterebbe in “competizione” con la cordata ai fini dell’acquisizione del Calcio Catania. Staremo a vedere se, prossimamente, questo quadro verrà confermato e se ci saranno altri soggetti che entreranno ufficialmente nel novero dei pretendenti.
Fin qui il riepilogo delle puntate precedenti, ma ci sono anche altri elementi con i quali ampliare la nostra analisi. La cessione, come detto, rimane l’unica strada percorribile per evitare che la ripartenza calcistica avvenga sotto un altro nome ed un’altra effige, ragion per cui sono da escludere a priori soluzioni alternative. In questi mesi, ad esempio, si è parlato molto di un possibile intervento di supporto da parte di imprenditori vicini al mondo del calcio, o “riciclati” da altre società, che avrebbero voluto/potuto soccorrere la proprietà Pulvirenti nel breve termine, assicurando un affluso di capitali e garantendo la continuità aziendale. La risposta a questa soluzione è no grazie, perchè la stella polare da seguire in questo momento non può che essere ben altra. La continuità aziendale e personale, incarnata dall’attuale patron etneo, è irricevibile per i tifosi, la piazza e la città. La storia iniziata ormai sedici anni fa dev’essere considerata un capitolo chiuso, giunto al termine, sulle cui pagine è vergata, a lettere cubitali, la parola fine.
Tornare indietro è impossibile, programmare un futuro che non sia epressione della discontinuità è inimmaginabile, anacronistico, fuori da ogni logica. Questa cessione s’ha da fare al più presto, prima che sia troppo tardi ed evitando l’ennesimo atto ostile nei confronti di un popolo che, in questi anni, ha incassato colpi che avrebbero mandato al tappeto chiunque.