Covid-19, imprenditori catanesi in protesta a piazza Università: “Lo Stato ci vuole morti”

Una protesta silenziosa in piazza Università è stata organizzata nella giornata odierna dalle associazioni etnee Confcommercio Catania Metropolitana, Federazione Italiana Pubblici Esercizi e dal SIB (Sindacato Italiano Balneare). La manifestazione è stata ideata contro le normative anti-Covid-19. Secondo le associazioni e il sindacato lo stato li vuole morti.

Gli imprenditori sono rimasti seduti su una sedia, uno accanto all’altro a distanza di due metri, esponendo un simbolo della loro categoria di appartenenza. Dario Pistorio, presidente provinciale FIPE Confcommercio, spiega l’iniziativa. “In aperto contrasto con il governo centrale abbiamo organizzato una protesta in forma statica nel rispetto del distanziamento sociale per sottolineare le priorità nella fase Covid-19 – dice -. Gli interventi prioritari per una vera ripartenza sono stati raccolti in un documento che una delegazione composta da dieci rappresentanti delle nostre categorie consegnerà al sindaco” conclude.

Ignazio Ragusa, presidente regionale del Sindacato Balneari Confcommercio, manifesta il proprio dissenso riguardo alla situazione creatasi. “Siamo stanchi di ascoltare decreti e leggere nuove regole – spiega -. Qualcuno lassù ci vuole morti, dagli uffici del potere vogliono decidere le sorti delle nostre imprese, delle nostre attività e della nostra vita. E’ arrivato il momento di scendere in piazza, abbiamo deciso di farci sentire pur restando in silenzio, con un’azione clamorosa alla quale parteciperanno migliaia di imprenditori. Chiediamo al governo regionale maggiore flessibilità per aiutarci veramente a riaprire le nostre attività” chiosa.

Le parole del presidente della Confcommercio Catania, Pietro Agen. “Confcommercio Catania vuole far sentire la voce di tutto il mondo imprenditoriale: turismo, eventi, abbigliamento, ambulanti, terziario – ribadisce -. Ci stiamo ritrovando ad affrontare una crisi senza precedenti in assenza di una precisa regia che delinei chiaramente i protocolli da seguire e dia ossigeno alle imprese con seri interventi di sostegno. Quel poco che è stato indicato nell’ultimo decreto appare come per il passato legato a continui passaggi di carattere burocratico. Forse sarebbe meglio copiare da altri paesi e non creare sistemi a domanda che restano senza risposta” dice in conclusione.

 

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