Le idee in nome della legalità e della giustizia del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli ed Eddie Walter Cosina non sono state cancellate dalla loro uccisione per mano della mafia. La morte non ha vinto quel sentimento di rivalsa e di ricerca di una libertà più autentica che questi eroi nazionali hanno comunicato prima della loro scomparsa: ha amplificato i concetti, rendendoli ancora più forti e radicati. Rimangono indelebili gli insegnamenti lasciati da Borsellino e da tutti coloro che hanno perso la vita lottando per ciò in cui credevano.
In Italia oggi si celebra il 28esimo anniversario della strage di via D’Amelio. La commemorazione del giudice e dei poliziotti, nonostante le restrizioni anti-Covid-19, sarà viva con manifestazioni, dirette streaming, dibattiti, spettacoli, testimonianze di docenti e studenti, del mondo della politica, dell’associazionismo e della società civile. Dato di fatto sono i depistaggi e le inchieste che non hanno fatto chiarezza su tutti gli autori e gli elementi dell’attentato. “Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene. La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità” diceva Borsellino. Una frase che ancora oggi risuona nella coscienza di ciascuno, richiamando ad un dovere morale, civile e sociale.