È una sera d’estate a Catania quella che si osserva da un taglio di luna sul loggiato del Cortile Platamone. Non più pubblico, ma singole persone, distanziate le une dalle altre, in attesa che Francesco Maria Carminati diriga la Piccola Orchestra del Teatro Massimo Bellini.
Questo nuovo senso dello spazio collettivo pare avvicini maggiormente l’uditorio all’evento, in quella sorta di sinestesia che diventa subito afflato sonoro tra noi spettatori e maestri concertanti.
Non capisco, invece, perché abbiano messo in scena un impianto di amplificazione sonora che mortifica (sempre) la purezza del suono degli strumenti, enfatizzando una dinamica innaturale, deprimendo il colore, il timbro, ma soprattutto l’ambienza. In un evento concertistico, non è solo l’orchestra che suona, ma tutto ciò che gli sta intorno. Al concerto del 29 luglio ho sentito musica mediata dall’intervento dell’elettroacustica.
Il titolo della serata rimanda ad “affreschi sonori”, con musiche di Handel, Prokof’ev, Respighi.
Musica per i Reali Fuochi d’Artificio, scritta per cerimonie speciali da tenersi all’aria aperta. Gioia e vitalità che sprizzano dalle pagine handeliane. In queste, Il Direttore ha visto orizzonti nuovi ed inesplorati per il futuro del Bellini e di tutta la musica; perché, trascorsi i periodi bui del lockdown, possano ritornare nei luoghi più consoni: i teatri.
La scelta di Handel è stata magnificata dalla richiesta di due bis sul finale da parte degli spettatori, su preciso invito del maestro Carminati, che non si è sottratto, per entusiasmo e partecipazione, pur nello spirito del divertissement, nella suite per piccola orchestra “Gli Uccelli” di Ottorino Respighi e la “Sinfonia classica” di Sergej Prokofiev.
È soprattutto qui che Carminati ha saputo imprimere un’agogica speciale, mettendo in risalto tutti i più piccoli dettagli della partitura.
“Un applauso del pubblico pagante” ha legittimato la riuscita della serata.
E siamo solo all’inizio….
Antonio Licursi