Il consiglio direttivo della Camera penale di Catania, “Serafino Fama”, ha proclamato lo stato di agitazione e l’astensione degli avvocati dalle udienze dal 27 novembre al 7 dicembre. La decisione è stata assunta per “l’aumento dei casi di contagio da Covid-19, soprattutto tra i colleghi che ogni giorno frequentano le aule e gli uffici giudiziari per lavoro e per professione”. I penalisti spiegano che “la ragione burocratica, con cancellerie oberate di lavoro e ruoli sovraccarichi di procedimenti calendarizzati, non vale a spiegare le numerose resistenze a comunicare le fasce orarie di trattazione delle udienze da parte di alcuni magistrati, nonostante una direttiva del Presidente del Tribunale ne disciplini criteri, modalità e carattere cogente, d’intesa con l’Ordine degli Avvocati e la Camera Penale”.
La Direttiva, così come si legge nel documento, rappresenta il minimo inderogabile di misure a tutela della salute di chi opera nella giustizia ed è ritenuta necessaria, se non anche doverosa, al fine di evitare inutili assembramenti, in special modo nel plesso di via Crispi, che mettono a serio rischio la salute di magistrati, avvocati, cancellieri e di tutte le persone che frequentano quotidianamente le aule di Giustizia.
La Camera Penale sostiene che tutto questo “determina il pericoloso assembramento di decine tra avvocati e imputati, rendendo impossibile preservare le minime condizioni di sicurezza previste dalla normativa vigente a salvaguardia del diritto alla salute. Constatiamo e ribadiamo, con amarezza che gli avvocati di Catania cominciano a contare, con frequenza crescente, il numero di colleghi che si ammalano di Covid-19. Siamo certi che questo non sia da addebitare in via esclusiva alla frequentazione delle aule di Giustizia e tuttavia constatiamo che ci sono inadempienze – ferme le opportune valutazioni di competenza che il Presidente del Tribunale, siamo certi, intenderà adottare – che denotano la mancanza di rispetto, umano prima che professionale, non soltanto verso la categoria degli avvocati e la Toga che anch’essi indossano, ma anche per la loro salute e quella di tutti gli altri cittadini che, per lavoro o per dovere, sono costretti a recarsi in Tribunale”.