Il futuro delle aree ospedaliere dismesse di Catania sarà al centro di un tavolo di confronto. Il pomeriggio di mercoledì 3 febbraio, dalle ore 16, andrà in scena una videoconferenza per pianificare l’avvenire delle zone. Prevista la partecipazione – oltre a quella del sindaco etneo Salvo Pogliese -, del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, dell’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, del Magnifico Rettore Francesco Priolo, del presidente del consiglio comunale Giuseppe Castiglione e della commissione urbanistica Manfredi Zammataro, Soprintendenza, Genio Civile, Ersu e di altri enti cointeressati, ordini professionali, organizzazioni sindacali e datoriali nonché associazioni e organizzazioni di base dei cittadini, tecnici ed esperti urbanisti (come il consulente dell’Amministrazione Comunale per il Piano regolatore Generale Paolo La Greca).
“Vogliamo avviare un confronto ampio e partecipato sulle prospettive dell’utilizzo delle aree ospedaliere dismesse, come annunciato pubblicamente lo scorso 23 gennaio durante la presentazione delle ipotesi progettuali di riutilizzo delle aree del vecchio Santa Marta – dice il primo cittadino etneo -. La questione della rigenerazione urbana dell’area Antico Corso, a seguito del trasferimento degli ospedali cittadini – Vittorio Emanuele, Santa Marta e Santo Bambino – assume un ruolo rilevante nell’ambito delle scelte urbanistiche della città, orientamento peraltro contenuto nelle direttive già approvate dal Consiglio Comunale. Questo processo di trasformazione a cui va dato atto e merito al Governo Musumeci per gli investimenti che sta facendo per la città di Catania deve essere condotto e attuato con metodi e prassi idonee a conseguire i risultati sperati. Siamo infatti convinti che l’azione di rigenerazione debba essere caratterizzata dal convergere di una pluralità di interessi pubblico/privati. E che il presupposto per la riuscita del progetto di rigenerazione urbana è una forte e unica regia pubblica, per coordinare le azioni da intraprendere tenendo conto delle complesse e mutevoli condizioni che caratterizzano questo tipo di interventi. A cominciare dal coinvolgimento degli enti interessati, ciascuno per le proprie competenze; l’ascolto attivo dei portatori di interesse locali e generali e in particolare degli abitanti; un alto grado di professionalità, capace di esprimere competenze integrate e aperte alla multidisciplinarietà. E in questi giorni, al netto di qualche sterile strumentalizzazione politica, il dibattito che si è sviluppato ha offerto spunti senz’altro utili, ma che per diventare concreti vanno inquadrati in una visione sistematica d’insieme con un confronto costruttivo nell’interesse della città a cui la Regione sta mostrando la dovuta attenzione. Non è operazione semplice ma ci riusciremo. Infatti, a dispetto di tante iniziative intraprese, negli anni passati, nei quartieri coinvolti non si è avviata una trasformazione positiva d’insieme tale da diventare fattore di moltiplicazione per nuovi interventi di riqualificazione che gravitano attorno alle aree ospedaliere dismesse. Queste zone possono trarre notevoli benefici dalle azioni che potranno essere attivate nei grandi spazi occupati dagli ex ospedali”.