Anziani maltrattati, ingiuriati, insultati e minacciati in una comunità alloggio di Palermo gestita da una Onlus. La Guardia di Finanza del Comando Provinciale ha scoperto l’incubo a cui erano sottoposti gli ospiti della struttura “I nonnini di Enza” di viale Lazio.
Scattano i domiciliari per quattro persone considerate responsabili di maltrattamento, lesioni personali nonché di violazioni sulla tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro. Il GIP ha disposto anche il sequestro preventivo della Onlus che si occupa della gestione dell’attività, adesso affidata a un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale del capoluogo siculo. La misura assunta permetterà la prosecuzione del servizio con personale qualificato per supportare i degenti della struttura.
A far partire le investigazioni è stata la segnalazione di una persona ospite della comunità alloggio. Sono stati così registrati in meno di due mesi moltissimi episodi di violenza fisica e psicologica. Gli anziani vivano in loco costantemente impauriti.
Nelle registrazioni degli inquirenti è possibile sentire frasi come “ti prendo a bastonate, t’ammazzo a legnate”, “cosa inutile, prostituta… devi buttare il sangue qua e devi morire”, “tanto se muori che mi interessa”. Gli ospiti erano costretti a rimanere seduti.
Maltrattamenti e minacce: i nomi degli arrestati
I coinvolti sono gli assistenti Maria Grazia Ingrassia (di 55 anni), Carmelina Ingrassia (di 52) e Mariano Ingrassia (di 63) nonché il presidente dell’associazione Vincenza Alfano (di 28).
Il Giudice ha ritenuto che “il ricorso a forme di violenza fisica e morale da parte degli indagati non ha assunto carattere episodico ma costituisce espressione di un consolidato modus operandi contrassegnato dal sistematico ricorso a forme di prevaricazione e sopraffazione nei confronti degli anziani ospiti, spinti fino ad atti di vile aggressione alla loro sfera di integrità fisica, oltre al loro patrimonio morale”.
Comunità alloggio da incubo e senza misure anti-Coronavirus
I titolari della struttura, inoltre, dovranno rispondere del mancato rispetto delle norme contro la diffusione del Covid-19. I dipendenti, infatti, non usavano i dispositivi di protezione individuale nonostante fossero in un luogo chiuso e a stretto contatto con gli anziani, una categoria a rischio. Sono stati quindi sottoposti a tampone tutti i degenti per evitare un possibile focolaio da Coronavirus.
Santo Spartà