Calcio Catania, Nicolosi a tutto tondo. La nostra intervista esclusiva

nicolosi

Calcio Catania alla ricerca di equilibrio e di certezze dopo i cambiamenti annunciati nel CdA di SIGI, società proprietaria del club rossazzurro. Momento delicato per la compagine etnea che fa i conti col campo e con l’extracampo. A seguito dei cambiamenti sopracitati, e riportati nelle scorse ore, la Redazione di Antenna Uno Notizie ha interpellato il maggiore azionista SIGI per il Catania, Gaetano Nicolosi, e raccolto le sue dichiarazioni nel merito della attuale situazione societaria.

Partiamo dai cambiamenti all’interno del CdA di SIGI

Abbiamo valutato un cambiamento nel CdA da tre a cinque elementi. Abbiamo vagliato questa attività. A Catania spesso una cosa è nota ancora prima di essere pensata, non si sa come ma è così“.

Il lavoro di SIGI sarebbe stato migliore se tutti i soci avessero immesso un capitale importante o comunque se avessero foraggiato il Catania, ognuno con le proprie possibilità. Nella nostra precedente intervista ci disse questo. Oggi la situazione qual è?

Il cambio del CdA mira proprio a questo scopo. Ci sono altri soci, da Salice a Palma. Quest’ultimo più di tutti mi è stato al fianco, è una persona veramente importante. Ma non sono meno importanti Salice, Maugeri e Aliquò, o ancora nuove figure che potrebbero pure loro convergere nel nuovo CdA per poi fare questi ulteriori sacrifici ma mettendo tutti in prima linea. Diciamo che si tratta di una scrematura dei possibili sostenitori da parte della compagine societaria“.

È capitato in alcune circostanze che quanto dichiarato da SIGI non si sia tramutato in fatti concreti. In questo clima incerto lei è diventato un riferimento in quanto finanziatore, costantemente, al momento delle scadenze…

“Io ho fatto quello che ho potuto fino a oggi. Ovviamente non ho delle risorse infinite. L’anno scorso ho fatto tanti sforzi, quest’annata il nuovo CdA dovrebbe contribuire. Due possibili soci che dovevano entrare sono andati via perché, un po’ come me, mantengono un low profile. Non cerco palcoscenici e spillette sul petto. Li abbiamo persi, i nomi sono venuti fuori in men che non si dica, e hanno fatto un passo indietro. C’è un fortissimo impatto nel settore comunicazione/mediatico e in trattative delicate questo diventa un fattore per qualsiasi realtà. Uno di loro era un investitore davvero molto importante ma entrambi avrebbero potuto aiutare il Catania in maniera sostanziale“.

Parlavamo prima delle voci che si sono rincorse e delle vere e proprie fughe di notizie nel caso della composizione del nuovo CdA e non soltanto. Pare evidente che ci sia un grosso problema di comunicazione interna ed esterna di SIGI…

Queste modifiche che stiamo facendo sono mirate anche all’azzeramento di una comunicazione pazza, forse è meglio dire nevrotica… Il Calcio Catania, come altre aziende, è una società per azioni a tutti gli effetti. Il fatto che sia un patrimonio della città è un dato di fatto, l’ho sempre detto così come tutti. È vero che bisogna informare la città di quello che sta attraversando il Calcio Catania però la gente dimentica molto. Non è detto che io debba comunicare a che ora mi sveglio, a che ora vado a letto. Possono essere dati dei feedback alla città da parte della società ma non è possibile che qualsiasi cosa sia sulla bocca di tutti. Questo è un errore. Non può diventare un reality show ma è quello che è successo. Tacopina, con cui ancora oggi sono rimasto in ottimissimi rapporti, va via per questo nonostante lui sia uno showman. Quindi la società deve essere gestita da società. Questo è il grande problema. La nostra comunicazione errata è un’altra grande problematica. Col cambio di CdA dovrebbe verificarsi anche un cambiamento nella nostra comunicazione”.

Nelle ultime settimane della telenovela che ha riguardato Tacopina, c’è stato un lungo botta e risposta tra SIGI e l’italoamericano, con toni anche abbastanza polemici. Lei però mi sta dicendo che è in ottimi rapporti con lui…

“Io non sono un uomo di calcio, non capisco nulla di pallone. Non conosco nemmeno cosa sia un fuorigioco. Cerco di valutare le mie società e di lavorarci bene. Con Joe Tacopina abbiamo instaurato un rapporto molto forte. Fino a quando questo l’ho condotto io stavamo andando in direzione di arrivo in un modo molto professionale. Poi con intromissioni da parte di tanti, dalle istituzioni, al socio, all’amico, al nemico, si è smontato questo castello. Se voleva fare l’affare, ci sta! Così come che ovunque vada, abbia sempre lo stesso repertorio. Nessuno fa beneficienza. Lui è un uomo che poteva dare una svolta al Calcio Catania ma principalmente per l’attività mediatica che lui stesso si è creato divenendo un personaggio di un certo calibro. Quindi per l’entusiasmo, poi ci vogliono i risultati e gli obiettivi. Questa è la figura di Tacopina. Io sono rimasto in ottimi rapporti, ci sentiamo spesso. Lui mi chiama, io lo chiamo. Ci diciamo frivolezze ma nulla di che, è un rapporto personale. A livello calcistico lui fa il suo percorso e noi facciamo il nostro”.

Quali sensazioni oggi dopo oltre un anno di SIGI al Calcio Catania. Si sente tradito da qualcuno, c’è qualcosa che cambierebbe?

No, io ho fatto come gli altri un atto d’amore. Atto voluto e non dovuto. Sono entrato con un capitale da 5mila euro per arrivare a un importate capitale a sei zeri. Mi sento tradito dalla città su due aspetti. Non ho visto e non vedo partecipazione, pur essendo Catania una importante città del Meridione, da parte di chi imprenditorialmente parlando e anche dal punto di vista progettuale avrebbe potuto dare qualcosa. Non si sono fatti avanti nell’appoggiare questa causa, è un dato di fatto. Il tessuto socio-economico lo permette. Quando iniziai questa avventura mi ero proposto di fare la Card che doveva essere un’attività la quale ci faceva dire alla città in un modo o nell’altro di supportaci. Sarà stata sbagliata ma non sbaglia chi non fa nulla. Se tutti, anche al nostro interno, appoggiavano la Card, ne avremmo fatte sicuramente alcune migliaia. Io sono stato uno dei promotori per la restituzione del soldi dell’iniziativa Uniti per Catania perché la raccolta di 100mila euro non può cambiare la vita ma ti può dare la visione che la città c’è. Chi ha contribuito? I ragazzi delle Curve, altri tifosi… Alcuni hanno messo 10 euro, altri un centesimo facendo causali offensive. Molta gente ha contribuito ma non i professionisti e persone che potevano spendersi in questa causa. Dobbiamo partire da un punto fermo: noi questa situazione debitoria ce la siamo ritrovata, non l’abbiamo prodotta noi. Io potevo capirlo se avevamo commesso noi gli errori. I primi giorni eravamo degli angeli, salvatori, poi ovviamente si passa a un diritto di pretesa. La città non capisce, o non vuol capire o è miope, che abbiamo avuto un anno pandemico, abbiamo perso una barca di soldi, onorato tutti gli emolumenti. Abbiamo garantito i posti di lavoro e non abbiamo fatto nulla di devastante. Però la gente non può solo chiedere. Questo è quello che intendo quando dico che la città è miope. Tutti pensano che abbiamo fatto quest’attività per specularci, ma su cosa? Al massimo avremmo ripreso sulla vendita quello che abbiamo investito. E sarebbe stato doveroso. Ribadisco sempre il mio concetto, per me è stato un atto d’amore. Non è un’attività su cui voglio speculare. Se dovessi riprendere i capitali investiti per me sarebbe un traguardo ma portando la società dove merita o consegnandola a chi è nelle condizioni di poterlo fare. Non ho voluto intenzionalmente apparire sulle telecamere se non per gli atti dovuti perché la mia persona è così. Io mi sento un orgoglioso catanese. Il tessuto socio-economico della città avrebbe potuto fare tanto perché se oggi venissero alcuni imprenditori da 200, 300, 400mila euro avremmo azzerato i debiti del Calcio Catania. Perché rimane ad oggi Torre del Grifo che è un cespite ad ammortamento, Agenzia delle Entrate, un debito con 15 anni di dilazione, il Comune di Mascalucia e tutto il monte creditori dei privati che sono frutto della vecchia gestione tranne TdG. Qualora dovesse entrare qualche imprenditore, con queste somme che non sono chissà quanto esose volendo si potrebbero sanare tutti i creditori e avere una società a debiti 0, bancabile che si rivitalizza da sola. Ovviamente scontiamo un anno pandemico che non è stato dei migliori, quest’anno non sappiamo come andrà perché siamo con 2.500 ingressi e speriamo di poter migliorare. Ma non è più la stessa situazione di quando abbiamo preso il Catania al Tribunale. Dobbiamo far fronte alla situazione reale ma non è com’era ieri. A Catania e provincia c’è tanta gente che può, tante persone che sperperano denaro per niente e potrebbero farlo per una giusta causa. Io non sono un uomo di calcio. Lo dico con senso di logica. Tanti altri avrebbero potuto fare, come me, un gesto d’amore”.

Ha pensato, col nuovo CdA insediato, di avvalersi di una figura sopra le parti sia tecnica che amministrativa che faccia da manager?

No, la gestione di tutto il comparto sportivo è delegata a Maurizio Pellegrino che fa un lavoro eccellente, così come Le Mura sul piano della gestione del club. Il cambio del CdA dovrebbe portare dei cambiamenti manageriali. I processi all’interno sono iniziati. Stiamo cambiando delle attività gestionali, manageriali, che sono quelle che sono mancate. Perché non abbiamo pensato di fare prima queste attività? Mi reputo un uomo capace discretamente nella gestione aziendale. Noi con le trattative in corso che abbiamo avuto, siamo stati con dei contratti blindati e non c’era voglia e stimolo di produrre attività manageriali perché è inutile iniziare un nuovo percorso per poi arrivare al cambio di proprietà dopo pochi giorni. Quindi noi abbiamo avuto un anno sabbatico in tutto tra pandemia, negoziazioni e pagamento dei debiti. Dunque quest’anno che dobbiamo gestire noi tutto stiamo cercando di fare cose diverse”.

Sul profilo sportivo avete gestito il budget fondando il progetto sui giovani. È preoccupato in tal senso dalle vicende del campo?

Ribadisco che la gestione è nelle mani di Pellegrino. Io da profano del mondo calcistico, l’anno scorso sentivo le critiche per i giocatori attempati, quest’anno le sento perché ci sono dei ragazzi troppo giovani. Ho capito che qualunque cosa fai ci sarà sempre da ridire. Qualsiasi cosa fai sbagli quindi ho compreso che nel mondo calcistico indovina chi non fa niente perché non sbaglia“.

Cosa c’è nel futuro prossimo del Catania e della SIGI?

Adesso siamo in questa fase transitoria e andiamo così. I prossimi passaggi saranno quelli di far venir meno SIGI per fare solo un CdA del Calcio Catania. SIGI non ha più motivo di esistere, è un’attività a tempo ma non ci sono altri percorsi da fare. È fisiologico. Le Mura, in qualità di amministratore unico del Calcio Catania, ha fatto un ottimo lavoro per tutto questo tempo, e gli va riconosciuto“.

Sul problema dell’energia elettrica a Torre del Grifo?

“Non è stato ancora risolto ma lo faremo presto”.

Condividi

Articoli Correlati

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.