Ricordi, presente ma anche tanto futuro nell’intervista concessa dall’ex bomber rossazzurro Alessandro Ambrosi alla redazione di Antenna Uno Notizie. Il “Re Leone”, questo il suo soprannome quando calcava i campi di gioco italiani, ha ripercorso insieme a noi i momenti più emozionanti della sua esperienza a Catania che, pur essendo stata relativamente breve, ha lasciato il segno. Interessanti anche le sue considerazioni sull’attualità del campionato di Serie C e della compagine etnea
“Si tornerà in campo? Spero e sono certo che si farà di tutto per riprendere la regolare attività e portare a termine i campionati, per lo meno quelli professionistici. E’ stata individuta una data, ad inizio maggio, per la ripresa di campionati e coppe, che dovrebbero quindi finire all’inizio dell’Estate. L’unica incognita sarebbe quella legata alla scadenza contrattuale del 30 giungo. Sono convinto però, prosegue Ambrosi, che le competizioni saranno portate a termine, magari giocando a porte chiuse. Le incognite sulle condizioni fisiche dei giocatori? Sarà come una nuova partenza, visto che ci sarà un mese di stop. Una situazione nuova per tutte le squadre, che si dovranno giocare i propri obiettivi ripartendo da zero.
“Il mio giudizio sul Catania dell’ultimo periodo? La squadra veniva da una fase positiva, era riuscita ad innellare una serie di risultati importanti, a dare continuità. Un trend positivo che l’aveva riportato nelle prime posizioni playoff. Ritengo che il Catania, visto anche il nuovo assetto societario, avrà tutto da guadagnarci in questa fase di campionato. Ormail il primo posto è andato, tutti davano per scontato l’approdo dei rossazzurri agli spareggi promozione, mi auguro che alla ripresa il Catania possa proseguire il percorso positivo, per disputare un ottimo finale di campionato e un playoff importante, ricordiamoci che quelle sono sempre partite a sè dove conta molto la condizione psico-fisica.
“In questi anni il Catania, a mio avviso, è mancato di compattezza nel gruppo, che è venuta meno alle prime difficoltà. E’ stato il leitmotiv degli ultimi anni: squadre costruite per vincere che si sono sfaldate man mano che sfumava l’obiettivo primo posto, essendo sempre molto altalenanti nei risultati. Come succede sempre in questi casi, quando non si ha una base solida, anche nei playoff se ne pagano le difficoltà. C’è stata, più che altro, una mancanza di programmazione tecnica, che ha coinciso in queste stagioni di insuccessi da parte dei rossazurri. Il Catania di oggi è più squadra rispetto al passato, anche senza grandi nomi? Si, è questa la cosa che fa ben sperare… Il fatto che, precisa Ambrosi, nell’ultimo periodo, sia riuscito a trovare quella coesione che ha portato ad una serie di risultati importanti, anche su campi difficili. In fin dei conti la differenza non la fanno tanto i singoli, perchè specialmente in Lega Pro, non si parla di grosse individualità. Quindi, in questa fase, il Catania dovrebbe fare affidamento sulla compattezza del gruppo sul campo”.
“Mi aspettavo una Reggina così forte? Pensavo che potesse fare un campionato importante perché, oltre ad un grande organico che è stato poi rafforzato, ha un grande tecnico come Domenico Toscano, che io conosco bene. La squadra, quindi aveva tutte le carte in regolare per fare bene. Certo, magari mi sarei aspettato una lotta un po’ più serrata con il Bari o con la Ternana che, come altre squadre, ha avuto un periodo di calo. La Reggina, quindi, è stata più brava e fortunata dei suoi avversari nel non rimettere mai in discussione il primato. Era tra le mie favorite, ma non immaginavo un predominio così netto, soprattutto perchè, aggiunge Ambrosi, mi aspettavo qualcosa in più dalle altre, compreso il Catania. Sia da tifoso che guardando alle potenzialità, infatti, ad inizio stagione lo inserivo tra le compagini che avrebbero lottato per la promozione diretta”.
“Il mio ricordo più bello la doppietta al “Celeste”? Quella, per me, era una partita importante come altre. Ricordo un gruppo straordinario, dal portiere al magazziniere, che quell’anno rischiò di centrare un’impresa. Quando arrivai eravamo in zona play-out, e poi arrivammo in finale perdendo una partita che, se la rigiocassimo cinquanta volte, la vinceremmo tranquillamente. Ho ottimi ricordi di quell’esperienza, in tutto… Le partite vinte, l’ambiente, l’euforia che si respirava, le gente che, pian piano, iniziava a crederci. E’ stato un crescendo di sensazioni e di emozioni che mi hanno portato a conoscere e ad avere il piacere di giocare in una piazza così importante che, negli anni successivi, ha dimostrato di meritare quello che vale. Catania è una piazza da Serie A, obiettivo che ha poi raggiunto disputando campionati che l’hanno attestata in quella che, secondo me, è la sua vera dimensione”.
“Il mio ricordo del presidente Gaucci? Personaggi come lui, oggi, non esistono più, il calcio è solo per i businessman… Lui era uno degli ultimi mecenati, è venuto a Catania per la passione e non per altri fini reconditi. Ricordo che, quando decisi di venire al Catania, tutti mi presero per pazzo, visto che lasciavo il Crotone e la cadetteria dopo dei campionati improtanti, per una squadra che orbitava in zona play-out in Serie C. Io, però, venni subito conquistato dalla sua personalità, dalla sua voglia. Sono convintissimo che, se ne avesse il tempo e se le cose fossero andate diversamente, Gaucci avrebbe portato il Catania in Serie A. Ha raggiunto, comunque, un traguardo importante come la B. Il mio unico rammarico è quello di non aver potuto continuare l’esperienza con lui, anche se negli anni successivi ci furono diversi tentativi di riavvicinamento che purtroppo, per un motivo o per un altro, non andarono in porto. Ritengo davvero che lui sia stato una di quelle poche persone pronte a dare tutto per il calcio, che mancherà tantissimo a questo sport. I tifosi del Catania dovranno riservagli sempre un posto nel cuore, perché ha dato veramente tanto per questa squadra, ed avrebbe dato sicuramente di più se avesse potuto”.
“Adesso, conclude Ambrosi, mi occupo di calcio giovanile, faccio scouting anche all’estero, ed ho due academy, una in Tanzania ed una in Svezia. Una cosa che, al giorno d’oggi, è secondo me fondamentale per delle società che vogliono costruire progetti importanti. Viaggio moltoalla ricerca di nuovi, vedo tante partite di ragazzi e le mie academy adottano metodi di lavoro innovativi”.