L‘emergenza sociale causata dal Coronavirus, come raccontano le cronache di questi giorni, inizia a destare seria preoccupazione ed impone misure drastiche ed immediate. La risposta del governo è arrivata nella serata di ieri, quando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri hanno annunciato l’emazione di un nuovo DPCM, pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale.
Il provvedimento, in sintesi, prevede l’erogazione di 4,3 miliardi tramite l’anticipazione del cosidetto “fondo di solidarietà dei comuni” e lo stanziamento, con ordinanza della Protezione Civile, di ulteriori 400 milioni, da dividere tra i comuni italiani, i quali dovranno poi destinarlo, sotto forma di buoni spesa, ai loro cittadini meno abbienti. Le reazioni politiche non si sono fatti attendere ed hanno, sostanzialmente, determinato uno scontro governo – opposizione. Se, infatti, le personalità ed i partiti di maggioranza leggono il DPCM come un primo e coraggioso passo per il sostegno alla popolazione, integrandolo anche con quanto stabilito dal “cura Italia” dall’altro lato della barricata non sono mancate vibranti critiche all’esecutivo.
Le cifre stanziate sono considerate insufficienti. Per quanto riguarda il “buono spesa”, poi, montano le proteste sull’entità e sui criteri di spartizione. Il segretario della Lega Matteo Salvini e il presidente dell’Anci del Friuli Venezia – Giulia, Dorino Favot ad esempio, hanno bocciato in maniera netta questo stanziamento, giudicandolo inadeguato ai fini del sostentamento. Oggetto delle loro critiche, nello specifico, l’entità del buono pro capite destinato ai cittadini che si attesterebbe sui 6-7 euro. Bisogna, però, evidenziare che tale cifra è ricavata dividendo i fondi stanziati a tutta la popolazione italiana o friulana, senza tener conto che, il cosidetto buono spesa, sarà destinato ad una frangia minoritaria, ragion per cui la cifra oggetto del contendere sarà, certamente, più alta.
Terreno di scontro tra fautori e detrattori delle misure governative anche quello relativo alle tempistiche ed alle modalità che regoleranno l’erogazione dei sussidi. Giuseppe Conte, annunciando il decreto, ha detto che si farà di tutto per effettuare tali pagamenti prima del 15 aprile, data obbiettavimente troppo lontana vista l’emergenza in corso. Certo, ci sono tempi tecnici e lungaggini burocratiche da tenere in conto ma, attaccano le opposizioni, l’applicazione dei provvedimenti sarebbe stata più rapida se l’esecutivo si fosse messo in moto prima, visto e considerato che, l’emergenza nazionale causa Coronavirus era stata decreteta lo scorso 31 gennaio. Destano perplessità anche le modalità previste per il riconoscimento dei benefici: per quanto riguarda il buono spesa, ad esempio, la certificazione dello stato di necessità tramite attestazione ISEE potrebbe ecludere quanti, come i gestori di attività commerciali chiuse in ragioni dei vari DPCM, potrebbero averne reale ed effettivo bisogno in questo momento.
Insomma, nonostante l’esecutivo abbia mosso i primi passi per rispondere all’emergenza sociale, da diverse parti si inovocano nuove e più importanti risoluzioni, che dovranno e potranno certamente arrivare anche di concerto con l’Unione Europea, chiamata ad una significativa responsabilizzazione circa il suo ruolo di guida degli stati del Vecchio Continente.