Un messinese di 36 anni, da anni residente a Siracusa, vive un incubo ormai da circa venti giorni. L’uomo, infatti, dal 13 marzo scorso è in isolamento domiciliare poiché affetto da febbre e tosse. Ieri, eseguito addirittura il quarto tampone, con i sanitari accorsi nella sua abitazione per accertarsi della positività o meno al Coronavirus (anche la figlia di 4 anni accusa da qualche giorno gli stessi sintomi).
Storia singolare quella che si è verificata. Primo tampone eseguito il 18 marzo con l’aggiunta della tac toracica. L’uomo, non ricevendo l’esito degli esami, ha richiamato l’Asp il 24 marzo, scoprendo che il suo incartamento e il tampone erano stati smarriti. Nuovo esame il 25 marzo, ma anche stavolta un assordante silenzio segue l’esecuzione del tampone. Asp non pervenuta. Incredibile ma vero, sarà eseguito un terzo tampone, stavolta in casa. Sembrava impossibile, ma dopo i canonici tre/quattro giorni di attesa, a seguito dell’ennesima chiamata all’Asp locale è costretta a dare una nuova, brutta notizia.
“Mi hanno spiegato che il materiale prelevato era stato insufficiente – ha riferito il 36enne -. Eppure mi avevano fatto un tampone nasale e nel cavo orale. Stentavo a credere a quello che mi stavano dicendo. Mi hanno detto che mancano i reagenti ma probabilmente se mi fossi sottoposto al tampone l’avrebbero portato a Catania dove potevano far eseguire il test. Ho accettato e mi hanno fatto il quarto tampone soltanto nasale”. Nonostante i disguidi dei sanitari l’uomo e sua figlia, residenti in due case diverse, adesso non hanno più febbre ma solo tosse“.
Disguidi a parte, padre e figlia adesso sembrano star meglio: niente più febbre, solo tosse per loro. In attesa però di un riscontro medico definitivo.