A distanza di quattro anni non si placano le polemiche sull’attentato contro l’allora presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Agguato mafioso, secondo gli investigatori, senza conseguenze per la vittima predestinata, una simulazione o poco più per la Commissione regionale antimafia. È lo stesso Antoci, al termine dell’audizione, a riaccendere i toni.
“Il presidente Fava non si è scusato, e allora lo faccio io. Chiedo scusa a tutti: scusa per l’ignobile spettacolo che è stato dato ai cittadini; scusa perché è stata messa in discussione la tenuta e la credibilità delle istituzioni; scusa soprattutto per non essere morto quella notte con gli uomini della mia scorta. Se ciò fosse accaduto sono certo che ogni 18 maggio qualcuno che ha tentato di denigrarmi sarebbe stato davanti a quella lapide ad usare parole roboanti a ad esaltarci”. L’ex presidente del Parco dei Nebrodi, ha concluso così – visibilmente turbato – l’audizione davanti alla Commissione Antimafia che custodisce la relazione con 48 allegati.
“Se un giorno, spero mai, dovesse accadermi qualcosa potrete tirarla fuori per raccontare una delle pagine più buie della lotta alla mafia di questo Paese. Sono stati anni difficili, per me e per la mia famiglia costretta a vivere sotto tutela dell’Esercito. Ma sono stati anche anni di soddisfazioni – ha concluso Antoci – perché le Procure hanno attivato i controlli in base al Protocollo di legalità impedendo che, come accadeva prima, i fondi europei finissero a esponenti importanti delle famiglie mafiose”.
Daniele Lo Porto