Art. 31 Statuto Speciale siciliano: il comunicato del presidente di Unità Siciliana-Le Api

La nostra redazione riceve un comunicato stampa del presidente di Unità Siciliana-Le Api relativo al tema dell’applicazione dell’art. 31 dello Statuto. Ecco di seguito il testo:

Dopo aver sollevato non una pandemia sanitaria ma un pandemonio politico con la sua richiesta di riconoscimento di “poteri speciali” ex art. 31 dello Statuto siciliano per potere disporre delle forze di polizia e, ove necessario, di quelle armate, il presidente della Regione, on. Nello Musumeci, in una video-dichiarazione ha sostenuto di non aver invocato  alcun potere speciale e che si sta facendo appositamente una gran confusione perché la gente possa distrarsi dai gravissimi problemi che il governo nazionale crea invece di risolvere quelli esistenti.  Continuando su questa linea, l’on. Musumeci ha quindi sottolineato di aver chiesto semplicemente alla commissione paritetica (stato-regione) di occuparsi dell’attuazione dell’art. 31 dello Statuto regionale che è una norma che consente al presidente della regione, “in casi particolari e in contesti di emergenza” come quelli che stiamo vivendo in queste settimane, di assumere la guida e avvalersi delle forze di polizia. “Noi abbiamo deliberato perché la commissione paritetica e quindi lo stato ci faccia sapere se questo art. 31 può essere o meno applicato. Non c’è alcuna richiesta di poteri speciali. Non ne abbiamo mai chiesti. E non ne chiederemo. Il potere è già nello Statuto. Lo stato deve soltanto dirci se vuole negare questa norma così come ha fatto con tante altre o se possiamo metterci intorno a un tavolo e discutere”. E concludendo, ha poi con prudenza affermato: “ma possiamo parlarne dopo essere usciti da questa triste avventura”.

Ora, come si possa fare a chiedere l’applicazione di una norma, quale che sia, motivandola con la necessità che impone una situazione di emergenza della massima gravità e poi concludere il ragionamento a supporto con una dichiarazione di disponibilità a parlarne quando si sia usciti dall’emergenza evocata per chiederla è veramente cosa difficile da capire. Almeno che non si usi un’altra logica altrettanto sconosciuta di quella del covid 19. Ma non è questo il punto che ci appassiona. La questione che più ci interessa mettere in rilievo è invece di merito. Come si possa fare a scambiare fischi per fiaschi. E cioè come si possa leggere una norma capovolgendone completamente il significato. Perché di questo si tratta. Musumeci e con lui i suoi consiglieri hanno commesso un gravissimo errore da paragonare a quelli di grammatica che alle elementari ci venivano fatti rilevare con un segnaccio blu. Hanno infatti trasformato in un potere eventuale e straordinario,  da riconoscere da parte dello Stato al presidente della regione “in casi particolari e in contesti di emergenza”,  quella che il primo comma dell’art. 31 dello Statuto definisce  come una prerogativa certa e ordinaria del presidente e del governo siciliano (“Al mantenimento dell’ordine pubblico provvede il Presidente della Regione a mezzo della polizia di Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l’impiego e l’utilizzazione, dal Governo regionale”).  Abdicando così,  sotto un profilo qualificante ed irrinunciabile come l’ordine pubblico, alla identità della Sicilia  quale istituzione  regionale autonoma paritaria (ex art. 114 Cost.) di fronte allo Stato.

Quanto, poi, all’altra questione della possibilità del presidente della Regione di chiedere l’impiego delle forze armate dello stato è evidente che si tratta di altro problema, questo sì da affrontare volta per volta quando le circostanze dovessero richiederlo. Sovrapporlo o confonderlo con il primo è errore gravissimo. Conduce all’isolamento politico ed istituzionale. E pregiudica pure la sacrosanta battaglia per l’attuazione dei poteri regionali in materia di ordine pubblico. Se Musumeci fosse stato più attento questo rischio lo avrebbe evitato. E, così, non si sarebbe e non ci avrebbe coperto di ridicolo.

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