Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, si scaglia contro la ripresa delle attività del Cara di Mineo.
“Torna lo spettro del business dell’accoglienza – afferma il governatore isolano -. Lo avevo denunciato. Il business della quarantena è anche peggio, perché alle questioni umanitarie si aggiungono quelle sanitarie. Il Cara di Mineo è stata una esperienza drammatica per il Calatino e per la Sicilia. La sua chiusura deve essere irreversibile. Vedo cornacchie volare che si sfregano le mani. Lo sviluppo che chiediamo per la nostra terra meravigliosa è ben altro. Mi unisco alle proteste del sindaco Mistretta e dei sindaci del territorio. Non ci stiamo a tornare alle cronache degli scorsi anni. In nessun senso”.
La risposta forte di Musumeci arriva dopo la lettera aperta di 59 ex dipendenti del Centro accoglienza richiedenti asilo catanese indirizzata al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.
“Di fronte ad una nuova emergenza umanitaria si cercano soluzioni – si legge nella missiva -, spesso anche assai improbabili, quando invece la soluzione è già pronta. Per accogliere i migranti esiste già il Cara di Mineo: basta solo riattivarlo! Ed oltre alla struttura c’è un patrimonio immateriale fatto di professionalità e competenze, espresso da centinaia di ex dipendenti, operatori sociali e professionisti dell’accoglienza. Al Governo italiano – scrivono nella missiva – costa di più noleggiare le navi che riaffittare la struttura di contrada Cucinella. Riaprire il Cara di Mineo farebbe risparmiare lo Stato e poi restituirebbe un’occupazione a diverse centinaia di lavoratori, come coloro che scrivono, espulsi dal mercato del lavoro non perché inutili, ma solo perché alla politica serviva presentare uno scalpo. Si è costruito consenso mediatico togliendo il lavoro alle persone! Oggi con un adeguato dispiegamento delle forze dell’ordine e dell’Esercito – conclude la lettera -, si può organizzare l’accoglienza dei migranti in quarantena presso il Cara di Mineo, garantendo sicurezza sia ai lavoratori che a tutti i cittadini”.