Il direttore medico di presidio dell’ospedale Garibaldi-Centro di Catania Sebastiano De Maria, nella giornata di ieri, è stato aggredito da tre uomini mentre lavorava per l’emergenza Covid-19. Nel corso di un giro di verifica dei percorsi di sicurezza, all’interno del nosocomio, il medico ha notato alcune persone accedere nella zona riservata alle centrali dei Covid-Team. L’azione probabilmente era volta ad aggirare gli accessi controllati del reparto degenza, in cui era ricoverato un loro congiunto. Il sanitario, constatando la situazione, ha invitato il gruppo a lasciare immediatamente gli ambienti. I soggetti hanno reagito violentemente e aggredito fisicamente De Maria che ha riportato una prognosi di dieci giorni.
“Non è la prima volta- spiega Fabrizio De Nicola, direttore generale dell’Arnas Garibaldi – che accade una cosa del genere, ma mai mi sarei aspettato un’aggressione proprio in questo periodo. Gli operatori sanitari stanno andando oltre le proprie forze per aiutare la comunità a uscire dal tunnel della pandemia e non meritano certo un simile trattamento. Ovviamente, siamo vicini al dott. De Maria e seguiremo con attenzione l’evolversi della situazione, sperando che gli aggressori vengano consegnati presto alla giustizia”.
I tre si sono dileguati ma l’episodio è stato denunciato alle autorità di pubblica sicurezza. La solidarietà per quanto accaduto arriva anche da Luigi Aprea, presidente della sezione siciliana dell’ANMDO (Associazione Nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere). “Una vile aggressione a carico di uno stimato professionista – afferma -, che presta il suo servizio senza limiti di orario e con impegno e competenza, tipici di un ruolo delicato e complesso quale quello della direzione sanitaria di presidio. Non vogliamo essere chiamati eroi, non lo siamo. Siamo professionisti seri e impegnati che hanno un solo fine: l’organizzazione e il coordinamento delle attività di strutture ospedaliere che erogano la più completa ed efficace assistenza ai pazienti, che sono e resteranno, malgrado episodi gravi e condannabili come questo, sempre al centro dei pensieri e dell’azione dei medici di direzione sanitaria”.