Sono stati sequestrati beni per 20 milioni di euro dalla Guardia di Finanza del comando provinciale di Catania all’imprenditore Sergio Leonardi, di 42 anni. Sono stati posti i sigilli a sette imprese per la commercializzazione all’ingrosso e al dettaglio di carburanti per autotrazione, tre immobili, gioielli, orologi e soldi contanti.
Leonardi è detenuto dal 20 gennaio scorso quando fu coinvolto nel blitz dell’operazione “Vento di Scirocco” insieme ad altri 22 soggetti. I crimini contestati, a vario titolo, sono associazione per delinquere e mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, falso in atto pubblico, emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di scritture contabili, con l’aggravante di avere agito per agevolare il clan mafioso Mazzei. Il Leonardi, secondo la Procura distrettuale di Catania, è un “soggetto che vive abitualmente con i proventi di attività delittuose essenzialmente consistenti nella perpetrazione continuata di articolate frodi fiscali e di contrabbando aggravato”. La sua “carriera criminale avrebbe avuto inizio nel 2007 sotto l’egida mafiosa dello zio della moglie, Biagio Sciuto, all’epoca, capo del clan Sciuto-Tigna”.
A seguito dell’arresto del capomafia “Leonardi, tra il 2009 e il 2011, finiva sotto l’ala protettrice di Cosa Nostra: negli anni successivi, infatti, sarebbero stati i Mazzei ad avvalersi del suo operato trovando nelle sue aziende di commercializzazione di prodotti petroliferi lucrose possibilità d’investimento e di riciclo di capitali illeciti“. Sempre i ‘Carcagnusi’ lo hanno messo in contatto anche con persone colluse con delle famiglie mafiose di Mazara del Vallo. È stato indagato più volte nel 2015 e nel gennaio del 2020 è tra i destinatari delle misure restrittive dell’operazione “Vento di scirocco”, con l’imprenditore accusato di essere “il gestore effettivo di un novero di società esistenti solo sulla carta, aziende costituite con la sola finalità di omettere ogni adempimento tributario per consentire poi alla società destinataria finale del carburante di mettere tra i suoi profitti anche il mancato versamento delle imposte”. Dalle indagini è emersa anche una tecnica utilizzata per introdurre gasolio di contrabbando e riciclato acquistato da fornitori britannici, maltesi e della Repubblica Ceca con documentazione di accompagnamento non prescritta per la circolazione in Italia dei prodotti energetici. Il prodotto era immesso clandestinamente nel mercato siciliano tramite la falsa compilazione del documento di accompagnamento semplificato.