Eseguito in Sicilia il primo trapianto di fegato su una paziente già affetta da Covid-19 che ha ricevuto l’organo prelevato da un donatore positivo al Coronavirus. L’intervento è stato effettuato all’Ismett di Palermo ma ha visto la collaborazione di tante aziende del Sistema sanitario siciliano: il Centro regionale trapianti (Crt) e l’equipe dell’ospedale San Marco di Catania (in questo nosocomio è stato prelevato l’organo). La paziente è in buone condizioni ed è stata dimessa ieri (8 dicembre 2020) dopo essere risultata negativa al Covid-19 e ai controlli post-trapianto stabiliti dal Protocollo.
UNA SCOPERTA STRAORDINARIA
L’intervento rientra nell’ambito del protocollo stilato dal Centro nazionale trapianti (Cnt), recepito anche dalla Sicilia, che permette di effettuare il prelievo di organi salvavita provenienti da donatori deceduti positivi al virus. Secondo le linee guida, i pazienti devono essere in gravi condizioni cliniche e – secondo il giudizio del team medico responsabile del trapianto – il rischio di morte o di evoluzione di gravi patologie connesso al mantenimento in lista di attesa rende accettabile quello conseguente all’eventuale trasmissione di patologia donatore-ricevente. L’isola è la prima regione d’Italia (insieme al Piemonte) ad avere recepito il Protocollo del Cnt.
LE CONSIDERAZIONI DI PERSONALITÀ AUTOREVOLI
Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, commenta la questione. “Ci siamo abituati al miracolo della vita che si rinnova, nella difficile contingenza che viviamo, ma questo evento assume un rilievo ulteriore, etico e scientifico, che fa onore alla Sicilia. Ogni altra parola in più sarebbe superflua. Voglio solo idealmente abbracciare – per il coraggio e l’altruismo dimostrati – i familiari della donatrice e rivolgere l’apprezzamento per tutti i professionisti impegnati nella delicata operazione”.
Il professore Salvatore Gruttadauria, direttore del dipartimento per la cura e lo studio delle patologie addominali e dei trapianti addominali di Ismett, discute dell’intervento. “A essere sottoposta a trapianto è stata una giovane paziente affetta da tumore primitivo del fegato, positiva al Coronavirus. La donna si era negativizzata e dopo 28 giorni dalla guarigione dell’infezione era stata riattivata in lista d’attesa per il trapianto di fegato”.
Parla anche Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti. “Poter accettare, a determinate condizioni, anche le donazioni di organi da pazienti deceduti con il Covid è un’opportunità molto importante, specialmente in un momento come questo in cui l’attività di prelievo e trapianto risente della forte pressione della pandemia sull’intero sistema sanitario. Il Protocollo del Cnt, costruito insieme alla nostra task force infettivologica, ci consente di procedere al trapianto da donatore Covid positivo mantenendo comunque uno standard elevato di sicurezza e di qualità dell’organo trapiantato a beneficio del ricevente. In questi giorni abbiamo effettuato cinque trapianti di questo tipo, stiamo monitorando tutti i decorsi e al momento non abbiamo riscontrato nessun caso di reinfezione”.
Giorgio Battaglia, coordinatore del Centro regionale trapianti, discute dell’operazione. “Il mio primo pensiero e ringraziamento va alla famiglia della donatrice per la grande generosità e poi alla grande competenza tecnica dei professionisti della Rete trapiantologica, a partire dal personale del Crt Sicilia. Con questo caso, che ha richiesto l’adozione di procedure di sicurezza ancora più sofisticate, e che consentirà nel futuro nuovi protocolli clinici, abbiamo aperto una nuova frontiera per dare una risposta ai tanti pazienti affetti da insufficienza terminale d’organo, per i quali i trapianti sono l’unica speranza di salvezza. Ci siamo inseriti nel pieno della pandemia per ridare la vita, e abbiamo avuto il coraggio di aprire nuovi percorsi”.
