È partita la campagna vaccinale contro il Covid-19 in Sicilia. Alle ore 11.30 nel padiglione 24 dell’ospedale Civico di Palermo è andata in scena la prima inoculazione del vaccino su Massimo Geraci, 52enne responsabile del pronto soccorso del Civico, che rientra nel target individuato dal Piano nazionale concordato con le Regioni.
Vaccinazione per nove rappresentanti dell’Ordine dei medici (uno per ogni provincia), cinque medici di medicina generale, cinque pediatri di libera scelta, cinque medici di continuità assistenziale e dieci rappresentanti del 118 (tra medici, infermieri e autisti soccorritori). Vaccino anche per tre rappresentanti dell’ISMETT, tre della Fondazione Istituto G. Giglio di Cefalù e quindici dipendenti della stessa ARNAS Ospedali Civico Di Cristina. Vaccinati pure trenta siciliani che rientrano nell’ambito delle Rsa. Fino al 30 dicembre, invece, in tutti i Centri di somministrazione di Palermo giungeranno dieci rappresentanti di ogni Azienda sanitaria isolana per ricevere il vaccino. In Sicilia nella prima fase saranno complessivamente 685 le persone vaccinate. Dal 4 gennaio, invece, si procederà secondo quanto stabilito dal Piano nazionale che ha profilato il target. Si trovano al Civico per la campagna vaccinale il presidente della Regione, Nello Musumeci, e l’assessore alla Salute, Ruggero Razza.
Il primo a essere vaccinato, il medico Geraci, ha parlato della situazione attuale. “Alla libera scelta del singolo è legato il destino di tutti. Oggi è il giorno della responsabilità, io sono onorato di essere il primo medico a sottoporsi alla vaccinazione a Palermo. Sento il peso della responsabilità. Non ho paura. Chi ha vissuto sulla propria pelle e ha visto con i propri occhi la drammatica straordinarietà di questa malattia non può e non deve temere il prodotto della scienza che ha visto l’uomo vincente persino contro la natura. Natura a volte matrigna, feroce e spietata nella sua selezione nei confronti della fragilità dell’uomo. Questa giornata ha diversi significati. È principalmente un invito, un richiamo alla responsabilità di chi è operatore della salute, che sono sicuro sarà largamente accolto. Ma mi piace considerarlo anche un omaggio a quanti hanno combattuto in prima linea, non come eroi ma con spirito di servizio nella piena interpretazione dell’aspetto più bello della nostra sanità. La sanità pubblica: quello della universalità delle cure. Un operatore sanitario, per la scelta professionale che ha fatto, non può non accordare fiducia incondizionata alla scienza. E quest’ultima indica che il conseguimento dell’immunità di gregge è lo strumento tramite il quale sono state vinte le battaglie contro temibili malattie infettive”.