Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e membro del Comitato tecnico-scientifico, ha parlato della pandemia in un’intervista al quotidiano “La Repubblica”.
“Non ne siamo fuori. Lo dimostrano i numeri che vediamo ogni giorno, lo dimostrano i cluster che si sono verificati in varie aree, da Mondragone a Palmi, dal Veneto a Bologna. Dobbiamo dare un messaggio forte: ovviamente e felicemente siamo usciti dal quadro drammatico, ma non siamo fuori dal problema epidemia da coronavirus. Ricordiamoci che siamo nei mesi climaticamente favorevoli va sfruttato al meglio questo periodo per ridurre sempre più la circolazione del virus, perché arriveranno mesi tardo-autunnali e invernali con condizioni climatiche che favoriscono la circolazione dei virus respiratori. E il Sars-CoV-2 non fa eccezione. Il Covid-19 è esattamente lo stesso, ha la stessa patogenicità, però è normale aver casi meno gravi nelle fasi discendenti della curva epidemica. In più, si intercettano e si circoscrivono prima i focolai e gli anziani sono mantenuti più protetti rispetto a febbraio e marzo. Vediamo tanti asintomatici, ma basta pensare al caso dell’imprenditore vicentino, ricoverato intubato in rianimazione, per avere evidenze del fatto che il virus può ancora provocare danni importanti. La curva è certamente in flessione ma non tende a zero. Tra l’altro se si guarda l’ultimo periodo stiamo sempre tra i 100 e i 200 casi, se non oltre. Non è nel mio stile fare allarmismi ma non possiamo nemmeno essere così superficiali da dire che siamo nella fase che porta all’estinzione dell’epidemia. Prorogare lo stato di emergenza? Premetto che questa scelta spetta alla politica, al Parlamento che è sovrano. Io credo che mantenere lo stato di emergenza ci permetta una maggior capacità di essere reattivi, di mettere in atto tutte le misure che servono a gestire adeguatamente la situazione pandemica, dalla quale non siamo usciti, soprattutto nel caso ci fosse una crescita del numero di casi. Questa ovviamente è la mia posizione come cittadino. Se poi tra tre mesi davvero non avremo più malati e il virus si sarà estinto, cosa di cui dubito molto, si è sempre in tempo a cambiare. Non è una scelta scolpita nella pietra”.