Piazze e vie del centro storico di Catania affollate da forestieri, variopinti bus turistici pronti per raggiungere l’Etna o attraversare la scogliera, tavoli di ristoranti e gelaterie presi d’assalto. Immagini che risalgono a pochi mesi fa, all’inizio dell’anno, eppure sembrano ricordi lontani. Il Covid si è abbattuto come un uragano su una città che, nonostante il dissesto del Comune, stava attraversando una fase positiva di crescita, destinazione al top per vacanze ed escursioni, complice l’instabilità di alcune nazioni tradizionali mete dei flussi turistici nord europei o intercontinentali.
Adesso, si aggiunge crisi alla crisi, un circolo vizioso che svuota le casse comunali e impoverisce le attività commerciali e di servizi, meno tasse da pagare e ancor meno voglia di pagarle. Ma Catania saprà rialzarsi anche questa volta, in tempi brevi? Il 10 settembre una data fondamentale per ricostruire il percorso che ha condotto il Comune in prossimità del baratro: Bianco e gli ex assessori indagati per il dissesto dal gip a dar conto del loro operato.
“In questi 24 mesi non ci siamo fatti mancare nulla: dal dissesto, all’alluvione, al Covid. Una emergenza dietro l’altra, ma non abbiamo mai fatto mancare passione, entusiasmo, determinazione – assicura il sindaco Salvo Pogliese, con un sorriso meno spontaneo, segno che l’ottimismo non è uno stato d’animo assoluto, ma ha bisogno di essere sostenuto -. Il Covid sta determinando nuovi problemi amministrativi alle casse comunali e all’economia della città nel suo complesso. Siamo in attesa degli interventi compensativi da parte del governo nazionale e quello regionale, a cominciare dalla prima trance da 1 miliardo di euro a fronte dei 3 promessi per compensare minori introiti. La situazione non è certo semplice, abbiamo prorogato le scadenze della prima e seconda rata della tari, che comportano non solo un danno immediato in termini di liquidità, ma anche di introiti perché quando c’è crisi gli utenti non pagano e l’evasione, di conseguenza, aumenta. Stessa cosa per l’Imu con scadenza il 16 giugno. Solo a breve potremo quantificare il minor introito, così come per gli altri tributi che rappresentano una risorsa importante per il bilancio del Comune”.
Piove sul bagnato, insomma, perché la già difficile situazione di Palazzo degli Elefanti in dissesto rischia di aggravarsi ulteriormente. L’approvazione del Bilancio riequilibrato è un passo avanti, almeno dal punto di vista formale. Si aspetta l’ok dal Ministero per dare efficacia allo strumento contabile che ha valenza quinquennale.
Nel bilancio preventivo del 2018, l’ultimo di competenza della Giunta Bianco, erano state indicate entrate sovrastimate, alla resa dei conti, veri e propri, la nuova Amministrazione si è trovata a dover scoprire che una parte significative delle entrate erano solo virtuali mentre le spese reali ben più consistenti. Di questo è altro risponderanno l’ex sindaco Enzo Bianco ed altri 29 tra ex assessori e alti burocrati nel corso dell’udienza preliminare che il giudice per le indagini preliminari ha fissato per il prossimo 10 settembre.
A proposito di entrate stimate. Secondo il trend degli ultimi anni, e grazie alle proiezioni di gennaio e febbraio 2020, il Comune era pronto ad incassare circa 3 milioni di tassa di soggiorno, da reinvestire in attività di sostegno e incentivo proprio alle attività turistiche, come già deliberato qualche mese fa con incentivi per il turismo congressuale, scolastico e della terza età. Il brusco stop imposto dall’emergenza sanitaria che ha inciso su alcune ricorrenze tradizionali, come Pasqua e primo maggio, e fatto saltare tutta la programmazione estiva provocherà minori risorse. “Avevamo fatturato 2,5 milioni di tassa di soggiorno nel 2019, avremmo raggiunto i 3 milioni quest’anno, in condizioni normali. A causa del Covid penso che arriveremo a stento a un milione di euro – sottolinea il sindaco Pogliese -. Abbiamo perso 300.000 crocieristi e quasi la totalità del flusso proveniente dall’estero. Recupereremo qualche percentuale di turismo nazionale e interregionale. Per fortuna che almeno sono stati rimossi i vincoli per quanto riguarda il trasporto aereo”.
Catania, però, vissuta quasi esclusivamente dai suoi cittadini, resta sporca, con una microcriminalità dilagante, la presenza invasiva di parcheggiatori e gli accampamenti di senza fissa dimora e disperati in pieno centro, in quella che era una volta la city.
“Per quanto riguarda il servizio di raccolta dei rifiuti non ho problemi a confermare che è deludente. Il bando aveva precisi limiti, ma superata la fase iniziale, di rodaggio, ci aspettavamo qualcosa in più e, invece, non c’è stato il salto di qualità. I catanesi dovrebbero collaborare di più con Dusty e, invece, la raccolta differenziata resta ferma all’11,5%. Un dato basso, ma ci spiegano che con la raccolta porta a porta solo per 40.000 catanesi e i cassonetti di prossimità per gli altri 275.000 è difficile fare di meglio. Spendiamo troppo di conferimento in discarica e per di più per rifiuti che non vengono prodotti in città – spiega Pogliese -. Nelle 6 settimane di lockdown iniziale, con una mobilità limitatissima, abbiamo risparmiato 750.000 euro di discarica, cioè 6 milioni di euro l’anno. Migliaia di residenti nell’hinterland vengono a scaricare i rifiuti in città, un danno per noi rilevante. Contro i posteggiatori abbiamo avviato una controffensiva che non ha precedenti, così come contro la criminalità grazie all’azione di stimolo del prefetto e l’impegno di tutti i responsabili delle forze di Polizia. Forse qualcuno pensava che certi quartieri fossero stati abbandonati dallo Stato e invece a Librino, come a San Cristoforo e San Giovanni Galermo la presenza di uomini e donne in divisa è costante. Sugli accampamenti poi – aggiunge il sindaco – abbiamo emesso un’ordinanza che sarà rispettata. Siamo stati costretti da motivi di decoro, ordine pubblico, sicurezza e igiene. I nostri assistenti sociali stanno lavorando per convincere i senza tetto ad accettare l’ospitalità delle strutture, gli altri saranno responsabili delle loro scelte. A giorni effettueremo lo sgombero coatto”.
Tra i tanti punti di crisi della città anche la società calcistica. Un’eccellenza dello sport siciliano, un miracolo prolungato in Serie A e, adesso, tutto rischia di essere cancellato con un brusco colpo di spugna. Forse qualcosa andava fatto prima, con maggiore tempestività e concretezza, ma alla fine l’incontro della svolta tra Calcio Catania e possibili acquirenti c’è stato, domenica scorsa al Municipio, proprio su input di Salvo Pogliese che rivela: “Ho avuto contatti frequenti e costanti con tutte le parti, da mesi, poi quando la situazione era diventata stagnante l’ho voluta smuovere. L’invito è stato accolto prontamente da Finaria e dalla Sigi e posso dire che c’è stata una svolta che ritengo possa essere determinante. Ancora non è tempo di festeggiare, ma intanto abbiamo evitato di scrivere la parola fine in questi giorni. Adesso la palla è passata al tribunale che è consapevole della delicatezza del momento e delle scadenze sportive da rispettare. Non posso dire di essere sereno, ma sicuramente meno preoccupato rispetto ad una settimana fa”, confessa il sindaco. Da salvare non c’è solo una società sportiva, ma l’intera città. Vedremo.
Daniele Lo Porto