Scatta nella notte un blitz antimafia contro il clan di Calatafimi-Segesta, località del latitante Matteo Messina Denaro. Il Servizio centrale operativo e le Squadre Mobili di Trapani e Palermo hanno fermato tredici persone, alcune delle quali vicine al numero uno di Cosa Nostra ricercato. Venti gli indagati e i reati ipotizzati nei loro confronti sono – a vario titolo – associazione mafiosa, estorsione, incendio, furto, favoreggiamento personale e corruzione elettorale, crimini aggravati dal metodo mafioso. I provvedimenti di fermo sono stati emessi dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siculo. Ancora in atto perquisizioni nelle campagne del trapanese per cercare armi e non solo.
Scoperta sorprendente nel Comune di Calatafimi-Segesta: il sindaco Antonino Accardo è indagato e accusato di corruzione elettorale ed estorsione. Fermato Nicolò Pidone – 57enne considerato il nuovo boss di Alcamo -, alcuni imprenditori, il dirigente di un’azienda pubblica di Trapani che è anche presidente di una cantina sociale, Salvatore Barone, (ex presidente dell’Atm) e Stefano Leo, ritenuto uomo di fiducia di Vito Gondola (numero uno di Cosa Nostra a Mazara del Vallo e soggetto che negli scorsi anni ha affiancato Messina Denaro nella sua latitanza).