Mafia, Operazione “Cassandra” | Colpo al mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno (PA): 8 arresti

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Nuovo colpo al mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, nel palermitano. I Carabinieri con l’ausilio di microspie hanno monitorato un summit di mafia, in casa di un imbianchino incensurato, per questioni all’ordine del giorno nel gruppo criminale o per progetti più ambiziosi come quello di infiltrarsi nell’amministrazione comunale alle prossime elezioni.

Nel corso della mattinata di oggi i militari del Comando Provinciale di Palermo hanno eseguito, nell’ambito dell’operazione “Cassandra”, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari emessa dall’Ufficio Gip del Tribunale di Palermo su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia palermitana nei confronti di 8 indagati imputati per associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale. Le persone indagate complessivamente sono 23.

Rimangono in carcere Salvatore Sciarabba e Giuseppe Bonanno, di 70 e 60 anni (entrambi già detenuti dopo la maxi operazione Cupola 2.0). Scatta la reclusione per Stefano Casella (di anni 42), Claudio Nocilla (45) e Alessandro Imparato (43). Sono stati sottoposti, invece, ai domiciliari Giuseppe Rizzo e Giuseppe Contorno di 71 e 72 anni. Non luogo a provvedere per Vincenzo Sucato, il primo presunto boss morto a causa del Coronavirus nel carcere bolognese della Dozza il mese scorso. Resta da rintracciare e trasferire in un istituto penitenziario l’imbianchino ad oggi incensurato Carlo Noto, di 54 anni, trasferitosi negli Stati Uniti d’America per lavoro e attualmente irreperibile. Due sono i summit intercettati a casa dell’imbianchino.

L’indagine, che ha portato ai nuovi fermi, chiarisce la posizione di alcuni personaggi già finiti agli arresti nei blitz che hanno coinvolto il mandamento negli ultimi due anni, in particolare come detto sopra nell’operazione “Cupola 2.0” del 4 dicembre del 2018, inchiesta che smantellò la nuova commissione provinciale di cosa nostra palermitana. Le investigazioni hanno permesso, inoltre, di far luce su una richiesta estorsiva di 12.000 euro ai danni di una ditta edile che operava per dei lavori di costruzione di una palazzina a Misilmeri. Un episodio di criminalità rilevante è quello di un “cavallo di ritorno” per un camion e un escavatore rubati ad un imprenditore legato al mandamento mafioso di San Mauro Castelverde. L’imprenditore, per riottenere i propri mezzi, ricorse all’intermediazione di alcuni esponenti mafiosi che, dopo una domanda iniziale di 8.000 euro, pretesero ed ottennero 2.800 euro per la restituzione.

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