La Polizia di Palermo, nell’ambito di un’operazione contro l’immigrazione clandestina, ha eseguito il fermo di 14 stranieri accusati di essere componenti di un’associazione a delinquere transnazionale. Al momento 4 indagati sono latitanti. Il gruppo è imputato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, esercizio di attività abusiva di prestazione di servizi di pagamento e altri delitti contro la persona, l’ordine pubblico, il patrimonio e la fede pubblica. Tutti i reati, inoltre, sono aggravati dalla transnazionalità.
Dalle investigazioni emerge la presenza di un’organizzazione criminale, con cellule operanti in Africa, in diverse aree del territorio nazionale e in altri Paesi europei. La banda agiva favorendo l’immigrazione clandestina e l’esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria tramite il cosiddetto metodo “hawala”, utilizzato in primis per il pagamento dei viaggi dei migranti o come prezzo della loro liberazione dai centri lager in Libia. Il sistema consente di trasferire denaro in maniera illecita utilizzando una rete di intermediari operanti in tutto il globo.
L’inchiesta è la prosecuzione delle operazioni “Glauco I – II – III”, condotte tra il 2013 ed il 2017, che hanno consentito di individuare ed identificare moltissimi trafficanti di esseri umani, i quali operavano sulla rotta del Mediterraneo centrale (parecchi già condannati anche in via definitiva a pesanti pene), e i loro referenti in Italia.
È sempre stato chiaro, anche nelle scorse indagini, il ruolo di vertice di Ghermay Ermias, ancora latitante. Il proseguo delle inchieste finalizzate alla ricerca dell’individuo, anche con attività di cooperazione internazionale, hanno consentito la ricostruizione dell’associazione a delinquere che operava tra il Centro Africa (Eritrea, Etiopia, Sudan), i paesi del Maghreb (soprattutto la Libia), l’Italia (Lampedusa, Agrigento, Catania, Roma, Udine, Milano), vari paesi del Nord Europa (Inghilterra, Danimarca, Olanda, Belgio e Germania).
Il gruppo, sin dal 2017, ha supportato le attività di traffico nel corso del viaggio degli stranieri sul continente africano e in occasione del loro concentramento nei campi di prigionia in Libia. Gli indagati quando facevano arrivare i profughi in Sicilia, a bordo delle navi impiegate in attività di soccorso in mare, permettevano ai migranti di allontanarsi dai centri di accoglienza nascondendoli in altri luoghi e fornendo loro in alcuni casi vitto, alloggio, titoli di viaggio e falsi documenti. Gli imputati, in un secondo momento, curavano la partenza degli stranieri verso località del centro e nord Italia, zone adatte per poter raggiungere il nord Europa e anche gli Stati Uniti d’America.
La banda, altre volte, ha contattato direttamente i migranti già giunti in Italia per consentire la loro prosecuzione del viaggio verso altri Stati europei o in alcuni casi anche verso gli Usa. In quest’ultima occasione gestivano la pericolosa tratta del viaggio con i paesi del Sud America. Le attività di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina venivano pagate dagli stessi profughi o dai loro familiari e amici, spesso residenti all’estero, che inviavano i soldi richiesti dai trafficanti con il sistema fiduciario “hawala”.