Pescherecci mazaresi sequestrati da autorità libiche, gli armatori: “A Roma per far sentire ancora di più nostra voce”

Disperati i due armatori di Mazara del Vallo dei pescherecci “Antartide” e Medinea” sequestrati lo scorso primo settembre da militari libici a circa 35 miglia a nord di Bengasi. “Se entro qualche giorno non si troverà una soluzione ci recheremo a Roma con le famiglie dei pescatori per far sentire ancor di più la nostra voce al Governo italiano” dicono. Sotto sequestro anche il comandante e il primo ufficiale dei motopesca “Anna Madre” e “Natalino”. I marittimi, complessivamente diciotto persone, si troverebbero in una villa mentre i due pescherecci sarebbero ormeggiati nel porto della capitale della Cirenaica. Sul posto anche alcuni tunisini imbarcati nei motopesca. I marinai siciliani sarebbero coinvolti in una piccola crisi internazionale con risvolti giudiziari. Alcuni organi di stampa sosterebbero che “la marina legata all’esercito del generale Khalifa Haftar che controlla la zona di Bengasi ha avuto ordine dal comando generale, cioè dal generale Haftar, di non rilasciare i pescatori italiani fino a quando 4 calciatori libici imprigionati in Italia non saranno liberati. Ma su di loro pende una condanna a 30 anni di carcere per traffico di migranti. Per mesi le loro famiglie in Libia hanno chiesto la libertà, sostenendo che erano soltanto calciatori, atleti che volevano fuggire in Europa. Giovedì scorso donne, uomini, bambine e bambini si sono presentati al porto di Bengasi con fotografie e cartelloni”.

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