Il sogno di una Sicilia libera, la lotta a Cosa Nostra: su questo Piersanti Mattarella aveva incentrato il suo Governo da presidente della Regione Siciliana e per questo 41 anni fa – era il 6 gennaio 1980 – veniva ucciso in un delitto di mafia, trucidato a colpi di pistola nella sua Fiat 132 davanti agli occhi di moglie, figli e suocera. Mattarella voleva che il cambiamento avvenisse dall’interno, risanando un sistema marcio anche attraverso la modernizzazione dell’amministrazione regionale. Nella sua battaglia contro la mafia e contro il rapporto tra questa e gli organi della pubblica amministrazione, l’allora presidente della Regione Siciliana faceva appello anche ai giornalisti e al mondo dell’informazione.
“Io credo che in questa deficienza voi possiate fare molto. (…) Credo – sono le parole pronunciate da Piersanti Mattarella il 13 novembre 1979 a Cefalù, in occasione del congresso dell’Associazione siciliana della stampa – che ciascuno di voi possa realmente fare di più per migliorare questa immagine. Ecco, mi consentirete un’ulteriore prova di franchezza. Io non so, perché non sono dentro il sistema e quindi non posso conoscerlo, se vi sia una griglia, se si verifichi una selezione sui servizi che vengono trasmessi ai grandi giornali. Ma perché non dire — io non sono capace di tenermi dentro le cose — perché non dire che certe volte alcune corrispondenze dalla Sicilia (…) sono solo di questo taglio e in questa dimensione? Probabilmente ci sarà una visione di chi gestisce il giornale a livello di vertice, che esclude alcune corrispondenze perché soltanto altre fanno notizia. Ma certamente ciò può essere modificato dal modo particolare della visione con cui ciascun giornalista svolge la sua funzione. È in questo spirito che l’esigenza di creare collegamenti più stretti tra Regione e realtà giornalistica, tra Regione ed editoria, tra Regione e chi lavora comunque nel mondo dell’informazione va perseguita, proprio perché ci possano essere tutti gli strumenti di maggiore accessibilità, di maggiore conoscenza di tutto quello che accade nella nostra regione, perché ci possa essere la possibilità di mostrare l’immagine più vera, compresa la parte torbida della vita della nostra regione, di una società, che non è certamente identificabile con gli antichi e nuovi mali che la stringono e la tormentano. (…) Soprattutto in direzione delle nuove generazioni che debbono poter credere, anche attraverso tutto ciò che voi fate, come i mali nostri sono mali che possono essere corretti con la volontà, con la caparbietà, con l’impegno di tutti” .