Continua il dibattito sulla costruzione del Ponte dello Stretto di Messina e – dopo il Ministro per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna – interviene sul caso, in un’intervista a “La Repubblica”, il vicepresidente della Regione Siciliana e assessore all’Economia, Gaetano Armao.
“Senza Ponte sullo Stretto non daremo il nostro via libera al Recovery. Carfagna definisce il Ponte sullo Stretto un’opera strategica – afferma Armao -. Finalmente su questo tema c’è un’ampia convergenza. Carfagna parla di risorse nazionali. Noi e la Regione Calabria abbiamo detto che se non c’è il Ponte nelle misure di accompagnamento al Piano di ripresa e resilienza non daremo l’ok. Nel fondo complementare da 30,6 miliardi il Ponte non c’è. Che arrivi con il fondo complementare o subito dopo poco cambia: non ci si straccerà le vesti, purché si faccia. Nel tempo il Ponte ha cambiato ruolo: prima era il collegamento fra due città, poi fra due Regioni, poi fra la Sicilia e il continente, infine è diventato un anello del corridoio scandinavo-mediterraneo. Ora è uno snodo cruciale per l’alta velocità. È fantozziano scendere da un treno veloce a Reggio Calabria, traghettare e poi trovare un altro treno veloce. Semplificazione e riorganizzazione burocratica sono i binari sui quali devono correre i treni del Recovery. La parte migliore del Pnrr è l’approccio multilivello: non si può fare tutto a Bruxelles, a Roma o a Palermo. È fondamentale l’integrazione delle competenze, il confronto e il coinvolgimento delle Regioni. Il governo Conte ha fatto una scelta di gestione fortemente accentrata. È stata probabilmente la causa della sua caduta. Il governo Draghi, anche per la determinazione di Carfagna, ha cambiato direzione. Si è scelto un intervento più a maglie larghe. Dal confronto discenderanno le territorializzazioni. Noi ci siamo portati avanti nel 2019 approvando la legge sulla semplificazione amministrativa, per altro con un sostegno trasversale. In questo, però, ognuno deve fare la sua parte: il modello Genova di cui parla Mara Carfagna, ad esempio, è cruciale perché, tornando al Ponte, Webuild può occuparsi dell’ingegnerizzazione, ma la semplificazione delle regole è compito della pubblica amministrazione. Patto per il Ponte? Siamo alla fine di una guerra. Nelle ricostruzioni si creano accordi politici di ampio raggio. Il Cln era composto da tutti i partiti e anche sulla legge di stabilità dello scorso anno si è raggiunta un’ampia convergenza politica. È il momento di agire, ma ovviamente se c’è la voglia. Da parte nostra ci si misurerà con la massima disponibilità al confronto. Ci sarà tempo per dividersi“.
Maria Grazia Spartà