Covid-19 e Calcio Catania. Questi gli argomenti di grande attualità che la redazione di Antenna Uno Notizie ha voluto trattare con Salvo La Rosa, giornalista, conduttore e autore televisivo nonché attuale direttore artistico delle emittenti televisive TGS e RTP e delle emittenti radiofoniche RGS e Antenna dello Stretto.
L’intera nazione italiana, Regione Siciliana compresa, sta attraversando un periodo alquanto delicato caratterizzato dalla seconda ondata di Covid-19. I dati ad esso relativi fanno riflettere e hanno portato il Premier Conte a prendere decisioni restrittive che stanno penalizzando in particolare alcuni settori (ristorazione, spettacolo, palestre etc.). A Catania, Palermo, Siracusa, così come in altre città, gli imprenditori sono scesi in strada per protestare. Qual è il suo pensiero in merito a queste nuove misure e a quanto sta accadendo?
“È un momento drammatico che diventa ogni giorno più grave: i casi sono in continuo aumento e sta diventando molto difficile la situazione negli ospedali. Ormai sono davvero pochi i posti in rianimazione e questo è il problema più importante perché se finiscono questi l’emergenza diventa molto pericolosa. Non è semplice prendere decisioni in questo momento, così come vedo che la situazione economica, parallelamente a quella sanitaria, è diventata insostenibile. Comprendo le proteste di chi non lavora, di chi è costretto a chiudere il proprio ristorante alle ore 18.00 perdendo il turno serale e di coloro che nei mesi scorsi hanno fatto degli investimenti per mettere in sicurezza le proprie strutture e attività e adesso hanno nuovamente dovuto chiudere. In altri Paesi, come Francia e Germania, scattano intanto nuovi lockdown. La situazione non è facile, capisco chi si trova in situazioni così terribili tuttavia è anche opportuno sottolineare che la violenza non porta da nessuna parte e va sempre condannata. Manifestazioni che si trasformano, a causa di pochi facinorosi, in manifestazioni di violenza non fanno altro che aggravare la situazione e creare altre tensioni di cui non abbiamo bisogno.
È una seconda ondata che ci aspettavamo, ma non in queste proporzioni. Probabilmente stiamo anche pagando qualche leggerezza estiva: gli organi di governo potevano forse pensare un po’ prima a potenziare le strutture sanitarie, sistemare e organizzare i trasporti, ripensare meglio al discorso scolastico; da parte nostra c’è stato un quasi ‘libera tutti’ che andava controllato meglio. Il male si sta allargando a macchia d’olio e se prima non ti accorgevi di averlo vicino, adesso con la presenza di amici, parenti, colleghi e personaggi pubblici risultati positivi, tocchi con mano la realtà e ti rendi conto che il problema è più grave di come lo avevi immaginato”.
Tra i settori più penalizzati dall’ultimo DPCM, dicevamo, c’è quello dello spettacolo. Sono stati chiusi cinema e teatri. Come ha appreso questa decisione?
“Vivendo questa realtà capisco ancora meglio quali siano i drammi che soprattutto la parte tecnica del settore sta vivendo. Penso a tecnici, fonici, segretari, scenografi, tutte quelle persone, uomini e donne, che orbitano attorno al settore e che sono fermi veramente dalla prima ondata. Gli attori sono riusciti a fare qualcosina durante l’estate, ma di fatto molti sono fermi dal mese di marzo. È un settore ampio, è il mondo della cultura che non può essere messo in crisi in questa maniera. Durante il lockdown totale di marzo, aprile e maggio, il mondo dell’intrattenimento, del cinema, della cultura è stato il grande compagno di tutti noi. Abbiamo trascorso il tempo leggendo libri, guardando film e televisione, ascoltando musica, non possiamo fare a meno di questo settore. Tra l’altro il mondo del cinema e del teatro aveva fatto dei lavori importanti per mettere in sicurezza tutto.
Io sono arrivato in tempo a registrare le nuove puntate del mio programma “Di nuovo insieme” con Enrico Guarneri – in onda dal 10 novembre ogni martedì, mercoledì e domenica alle 21.40 e alle 23.10 su TGS (canale 15 del digitale terrestre) e su RTP (canale 517 del digitale terrestre) ndr – perché avevamo fissato il periodo di registrazione dal 12 al 22 ottobre, prima della nuova chiusura dei teatri. Ogni sera abbiamo avuto volutamente poco pubblico, tutte persone con mascherine, regolarmente distanziate, dotate di autocertificazione e con controlli all’ingresso e tutti sono stati bene, si sono divertiti e non hanno avuto nessun tipo di problema, anche questo era stato un esperimento positivo.
Capisco che non sia facile prendere decisioni, la salute è fondamentale e i numeri sono terribili però è anche vero che se non si muore di Covid, si muore di mancanza di lavoro. Dobbiamo sperare che i numeri calino e che si trovi un punto di equilibrio fino ad arrivare alla soluzione del problema”.
Che messaggio si sente di voler lasciare Salvo La Rosa ai siciliani?
“Stare calmi, cercare di stringere i denti e resistere, rispettare le regole perché servono a frenare la diffusione del virus. Lavarsi costantemente le mani, indossare la mascherina in maniera corretta, coprendo dunque naso e bocca sono regole fondamentali da seguire. Mi auguro che lo Stato possa intervenire subito con la distribuzione dei cosiddetti ‘ristori’. Non solo parole ma fatti immediati”.
Passiamo al tema sport. Qualche settimana fa Joe Tacopina ha presentato un’offerta a SIGI per l’acquisizione delle quote (parziali o totali) del Calcio Catania. L’ingresso dell’americano in società quanto può essere importante per il club così come per la città di Catania?
“Non conosco personalmente Tacopina, ne ho solo sentito parlare, e ho seguito attentamente dall’esterno la vicenda. C’è un interesse reale e concreto da parte sua perché le tre offerte parlano di un ingresso in società da socio di maggioranza. Le intenzioni appaiono dunque serie, lo stesso Tacopina ha detto di credere in questa piazza, le cui potenzialità sono certamente enormi, e vuole metterci faccia e patrimonio. Se così stanno le cose è fuor di dubbio che si tratti di una proposta importante e di una partecipazione altrettanto importante. Ai soci della SIGI va comunque il nostro ringraziamento perché, a poche ore dal fallimento, si sono assunti il rischio e hanno salvato il club. Il Catania adesso gioca in Serie C, ha una sua squadra, un suo allenatore, una sua società ed è vivo. La situazione non è semplice, i debiti societari sono importanti, pertanto un aiuto potrebbe essere utile. Penso che SIGI prenderà in considerazione tali proposte e che una delle tre verrà accettata. Stiamo a vedere.
Catania così come Palermo sono città e società importanti che non possono stare in terza categoria. Mi auguro che il Catania possa presto tornare quanto meno in Serie B e poi di nuovo in A dove per 8 anni abbiamo fatto mirabilie e ottenuto grandi soddisfazioni”.
Alessandra La Farina