La madre di due giovani tunisini, Jalila Taamallah, ha riconosciuto i tatuaggi dei suoi figli deceduti a seguito della traversata a bordo di un’imbarcazione dalle coste tunisine verso quelle siciliane.
La Procura di Termini Imerese, infatti, ha diffuso le immagini dei tatuaggi di sub trovati privi di vita nei mesi scorsi sul litorale tirrenico dell’isola, tra Palermo e Messina. I corpi dei tre malcapitati, fino a ora, non erano stati identificati. I cadaveri furono rinvenuti il 31 dicembre a Cefalù, l’8 gennaio a Castel di Tusa e il 15 a Trabia.
“Mi chiamo Jalila – dice la donna – e ho riconosciuto i miei figli, grazie ai loro tatuaggi. Tutto ciò che chiedo, è di riportare le loro salme in Tunisia per dare loro degna sepoltura. Informo che la barca che ha portato i miei figli in Italia non è la stessa che compare nella foto diffuse. Chiedo di accogliere la mia richiesta di autorizzare le analisi del Dna per i miei figli, in modo che io possa al più presto far rimpatriare i loro corpi. Si è parlato di traffici di droga – aggiunge – ma questa vicenda con la droga non c’entra nulla. I miei figli erano con altri quattro connazionali su una barca che è naufragata. I miei figli – conclude – indossavano la muta perché la nostra è una famiglia di pescatori e loro si vestivano così quando andavano per mare”.
La donna discute di droga in quanto il mistero legato al ritrovamento dei sub si era intrecciato con quello di pacchi di hashish sulle spiagge di Castelvetrano, Cefalù, Messina e Agrigento. Le Procure che indagano sui fatti sono cinque: Termini Imerese, Patti, Messina, Agrigento e Trapani.