La campagna elettorale per le amministrative, in programma tra pochi giorni, tiene banco nell’attualità politica e porta con sé rivendicazioni e strategie riguardanti le successive consultazioni che avranno luogo in Sicilia: dalle Regionali 2022 al voto per i sindaci di Catania e Palermo.
Salvini rompe gli indugi: “La Lega non sarà spettatrice, Minardo è il nostro candidato”
In questo clima hanno suscitato scalpore le parole del segretario federale della Lega Matteo Salvini che, in un’intervista a “La Sicilia”, ha lanciato il suo candidato per Palazzo D’Orleans, indispettendo l’attuale governatore Musumeci, che ha annunciato da tempo la sua volontà di ricandidarsi: “Minardo è giovane, con esperienza e ha consolidati rapporti di stima che lo fanno riconoscere dagli alleati come un interlocutore affidabile, ne parleremo al momento opportuno”. Queste le dichiarazioni dell’ex Ministro dell’Interno, che motiva la sua mossa rivendicando il ruolo della Lega anche al Sud e il suo spazio negli equilbri della coalizione di centrodestra: “La Lega aveva e ha ottimi nomi in ogni regione italiana, e dalla Puglia alla Campania abbiamo fatto scelte di lealtà verso la coalizione, ma i risultati non sono stati quelli sperati. Di sicuro in Sicilia la Lega c’è e non sarà semplice spettatrice”.
Ma Salvini non si ferma alle Regionali e guarda anche alle tornate elettorali che, tra la primavera 2022 e quella 2023, porterà al rinnovo delle amministrazoni comunali: “Palermo? La Lega ha personale politico all’altezza per guidare la città. Catania? Conosco e stimo Pogliese, ma la Lega ha donne e uomini capaci di prendere in mano la città”. La tentazione, non smentita, sembrerebbe quella di proporre Valeria Sudano (ex Italia Viva) per Palazzo degli Elefanti.
La replica di Musumeci: “La Lega decida se stare al governo o lasci, basta ambiguità”
La risposta di Nello Musumeci è arrivata a stretto giro di posta, tramite un comunicato stampa dai toni risoluti:
“Le dichiarazioni del segretario della Lega Matteo Salvini, apparse su un quotidiano regionale, non possono cadere nel silenzio. Di primo acchito verrebbe da dire che appaiono stravaganti per chi dovrebbe avvertire una responsabilità diversa, di guida della coalizione tutta. Capisco la volata da tirare al suo partito, ma dichiarare di volere il sindaco di Palermo, quello di Catania e il presidente della Regione non dovrebbe portare a prendere seriamente la pretesa”.
“Tuttavia – prosegue – per chi ha la mia storia, c’è un profilo non trascurabile: delegittimare il presidente della Regione eletto direttamente dai siciliani, mentre lavora in una fase storica di crisi, indebolisce l’istituzione e danneggia la Sicilia. Ho rispetto di tutte le forze politiche e non sarò certo io a dividere il centrodestra, ma non sono più disposto a tollerare ambiguità. Se la Lega vuole costruire una prospettiva alternativa a questo governo regionale si assuma la responsabilità di uscirne e ci ritroveremo certamente più uniti dopo, quando, fallita ogni velleitaria ipotesi di favorire la sinistra con una divisione tra noi, si comprenderà che la prospettiva di rinnovamento dell’Isola passa dagli uomini che hanno la responsabilità di favorire il cambiamento. Non si può continuare a stare in un governo e contemporaneamente lavorare per logorarlo”.
Acque agitate nel centrodestra: futuro incerto e rischio spaccatura alle Regionali
Un episodio, questo, che trasporta sul piano locale siciliano le divisioni romane del centrodestra, su una diversa lunghezza d’onda sul sostegno al governo Draghi. Lo scontro Salvini – Musumeci, che pare di difficile ricomposizione, potrebbe quindi spaccare definitivamente la coalizione in vista delle Regionali.
Adesso bisognerà capire la posizione di Forza Italia e Fratelli d’Italia, il cui presidente Giorgia Meloni, sembrava ad un passo dall’accordo con Musumeci. Accordo su cui Salvini è intervenuto a gamba tesa: “Non soffro di gelosia. Mi preme costruire una squadra vincente per la Sicilia, lascio ad altri le manovre di palazzo”. I prossimi mesi e l’evoluzione politica saranno decisivi per dirimere la matassa, ma di sicuro non tira una buona aria in casa centrodestra. Il tutto alla luce di una battaglia elettorale, quella per la guida della regione, che si preannuncia più lunga, testa e difficile che mai vista anche la mina vagante rappresentata dal vulcanico Cateno De Luca.