I dipendenti della camera mortuaria del Policlinico di Palermo sono stati condannati a misure cautelari a seguito di un’indagine sulla richiesta di denaro per accelerare la restituzione delle salme dei defunti, in violazione delle norme di polizia mortuaria e dei regolamenti di gestione delle salme. Secondo le ricostruzioni, i dipendenti chiedevano una somma di 100 euro per il rilascio accelerato della salma e 50 euro per la gestione della salma, pratica che configura un reato di concussione e abuso di ufficio. Il giudice per le indagini preliminari ha deciso di applicare gli arresti domiciliari a due addetti alla camera mortuaria, mentre ad altri dipendenti è stato imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e l’interdizione per un anno dai pubblici uffici, in quanto ritenuti coinvolti in una truffa aggravata ai danni delle famiglie dei defunti.
I titolari e i dipendenti delle agenzie di pompe funebri sono stati obbligati a presentarsi alla polizia giudiziaria, in quanto coinvolti nella gestione illecita delle salme e nella corruzione dei dipendenti dell’ospedale. La Procura aveva chiesto l’arresto per tutti, ma il giudice ha valutato che le misure cautelari applicate siano sufficienti per impedire l’inquinamento probatorio e la reiterazione dei reati, garantendo così la trasparenza e la correttezza delle indagini sulla gestione delle salme. Gli indagati sono stati sospesi o trasferiti e il quadro probatorio resta solido, grazie anche alle registrazioni dei pagamenti illeciti effettuati dai dipendenti della camera mortuaria.
Le indagini hanno fatto emergere un tariffario comune a tutti i dipendenti, con una registrazione di ogni pagamento nell’apposito registro detenuto dal gruppo criminale, che operava all’interno del Policlinico di Palermo. I soldi venivano utilizzati per accelerare la restituzione delle salme dei defunti morti in ospedale o sottoposti ad autopsia su ordine dell’autorità giudiziaria, in violazione delle norme di polizia mortuaria e dei regolamenti di gestione delle salme. Il regolamento mortuario prevede che prima della tumulazione debbano trascorrere 24 ore di osservazione, ma i dipendenti dell’ospedale agevolavano la deroga a questa pratica, favorendo così la corruzione e la concussione.
La camera mortuaria del Policlinico è stata inagibile per un periodo, e solo i dipendenti potevano accedervi, situazione che ha favorito la creazione di un sistema di corruzione e concussione. Secondo l’accusa, i dipendenti hanno approfittato di questa situazione per chiedere denaro ai titolari di agenzie funebri e ai parenti dei defunti per salutare un’ultima volta i propri cari, in violazione delle norme di polizia mortuaria e dei regolamenti di gestione delle salme. Il denaro confluiva in una cassa comune, e i pagamenti venivano registrati nel registro detenuto dal gruppo criminale, configurando così un reato di truffa aggravata e corruzione.