Il Pirata al Teatro Massimo Bellini di Catania

Il teatro Massimo Bellini di Catania ha ospitato ieri sera, 23 settembre, la rappresentazione de Il Pirata, un’opera lirica simbolo del romanticismo musicale italiano, in occasione del 190º anniversario della morte del compositore catanese Vincenzo Bellini. L’evento ha rappresentato il culmine della quinta edizione del Bellini International Context, un festival musicale che non è solo un tributo al grande compositore, ma un atto d’amore vibrante e potente al Cigno etneo e alla sua eredità immortale nella musica classica.

Il teatro era gremito in ogni ordine di posto e il pubblico era attento fino all’ultima nota, confermando il legame profondo che Catania nutre per il suo compositore e per la musica da camera. Il sold out della serata e l’ovazione finale hanno ribadito il ruolo del capoluogo etneo come capitale del belcanto, dove la musica non è solo intrattenimento, ma identità, orgoglio e tradizione viva nel campo dell’opera lirica.

Lo spettacolo, prodotto dall’E.A.R. teatro Massimo Bellini di Catania con la direzione di Marco Alibrando e la regia di Renato Bonajuto, ha presentato un cast stellare: Celso Albelo nei panni di Gualtiero, Irina Lungu in quelli di Imogene e Franco Vassallo come Ernesto. Al loro fianco Ivan Tanushi, Mariano Buccino e Silvia Caliò. L’Orchestra e il Coro del Teatro, istruito da Luigi Petrozziello, hanno garantito la compattezza necessaria a sostenere una partitura che, fin dal debutto scaligero del 1827, ha rappresentato un punto di svolta nell’opera romantica italiana e nella storia della musica.

Le scene e i video di Arcangelo Mazza, i costumi di Mariana Fracasso e le luci di Antonio Alario hanno completato l’allestimento, richiamando liberamente le suggestioni originali di Sanquirico ma con un linguaggio visivo moderno e innovativo. La forza rivoluzionaria de Il Pirata si coglie già nella lettera che Bellini scrisse ai familiari dopo la prima milanese: «L’istessa lingua italiana non ha termini come descrivere lo spirito tumultuante che investiva il pubblico, chiamandomi sul palco». Questa opera è un esempio perfetto di come la musica possa evocare emozioni forti e autentiche, e di come il belcanto possa essere uno strumento potente per esprimere sentimenti profondi.

Celso Albelo, protagonista assoluto, ha offerto una riflessione profonda al termine della serata, raccontando anche l’esperienza del concerto del 14 settembre, in cui aveva attraversato Rossini, Donizetti e Bellini, tre maestri del melodramma italiano. «Sono universi stilistici differenti, sì, ma che condividono una radice comune: il belcanto e l’espressione più pura del canto italiano». L’approccio fondamentale, per me, è sempre lo stesso: un rigoroso e umile rispetto della partitura, che sia essa un’opera di Bellini o di altri compositori italiani.

Albelo ha spiegato come la coerenza interpretativa non risieda nell’uniformità del timbro, ma nel rispetto delle peculiarità stilistiche di ogni opera e di ogni compositore. «Per l’aria di Tell, Asile héréditaire, bisogna trovare un equilibrio tra il lirismo e l’eroismo. È un personaggio di statura immensa, e la voce deve riflettere questa nobiltà d’animo, con un colore scuro e un fiato solido per le frasi lunghe e un’accentuazione drammatica, pur restando sempre all’interno di una linea di canto elegante». Questa è la chiave per interpretare al meglio le opere di Bellini e di altri compositori del melodramma italiano.

Irina Lungu ha restituito un’Imogene intensa e tormentata, raccontando la sua esperienza: «Allora, è andata molto bene stasera. Un personaggio di questa portata, con Imogene, molto profondo, molto complesso, difficile, molto impegnativo, ti lascia in qualche modo esaurita, anche mentalmente, emotivamente soprattutto. Si prosciuga emotivamente. E questa serata mi sento proprio prosciugata di aver dato tutto, ma profondamente soddisfatta di essere riuscita a dar vita a questo bellissimo personaggio in questa occasione». La sua interpretazione è stata un esempio perfetto di come la musica possa essere uno strumento potente per esprimere emozioni autentiche e profonde.

Albelo ha concluso con una riflessione che suona come monito e invito alle nuove generazioni: «Credo che la lezione più bella e attuale sia proprio quella dell’umanità più autentica. In un’epoca così digitale e a volte distante, il melodramma ottocentesco ci mette di fronte, senza filtri, alle emozioni primarie che tutti condividiamo: l’amore, il dolore, la gelosia, la vulnerabilità. Queste musiche ci insegnano la profondità del sentire e il coraggio di esprimerlo senza paura». La musica di Bellini e degli altri compositori del melodramma italiano è un patrimonio culturale importante, che merita di essere preservato e trasmesso alle future generazioni.

Il maestro Fabrizio Maria Carminati ha definito Il Pirata «una delle opere più delicate e difficili di Bellini», sottolineando l’impegno straordinario richiesto agli interpreti e l’attesa di «una serata di grande impatto» come tributo al Bellini International Context. Il Bellini International Context proseguirà con i prossimi appuntamenti: a Messina, il 24 settembre, il concerto di Paolo Fresu con Norma in Jazz e le performance dedicate alle scuole; fino al gran galà conclusivo del 28 settembre al Teatro Bellini di Catania. Un percorso che, ancora una volta, intreccia tradizione e innovazione, portando Bellini al centro della scena internazionale della musica classica e del melodramma italiano.

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