Mattia Grassani, legale esperto di diritto sportivo, è intervenuto nel corso della trasmissione Città Rossazzurra su Radio Antenna Uno (in onda dal lunedì al venerdì dalle 19 alle 20, FM 101.6), format curato dalla Redazione di Antenna Uno Notizie in collaborazione con TuttoCalcioCatania. Di seguito l’intervista integrale:
“Il fatto che il Giudice Delegato abbia disposto una perizia contabile rinviando l’udienza mostra una grande sensibilità e comunque la volontà del Tribunale di approfondire la situazione economico-finanziaria del club non arrivando ad un verdetto solo sulla base di documenti presentati da parte della Procura che rappresenta in questo caso la pubblica accusa. Il 21 dicembre è un periodo cruciale sul piano sportivo perchè di lì a pochi giorni si apre la campagna trasferimenti invernale e vi è un girone di ritorno da disputare. In caso di rigetto dell’istanza, questa compagine societaria proseguirebbe la stagione senza conseguenze. Se il glorioso Calcio Catania SpA dovesse fallire, non sarebbero scenari facili e facilmente prevedibili già da ora. Un primo scenario è che il fallimento possa essere dichiarato senza autorizzazione dell’impresa all’esercizio provisorio. Quindi chiudendo i battenti il giorno dopo la sentenza dichiarativa di fallimento e la storia terminerebbe in quell’istante. Diversamente, qualora sussistessero le condizioni per terminare il campionato e, quindi, l’esistenza di un attivo, di una disponibilità economica che potrebbe anche venire da fonti esterne quindi tifosi e sponsor d’eccezione, a quel punto ci sarebbe almeno la possibilità di terminare la stagione sportiva. Poi al 30 giugno 2022 comincia un’altra storia”.
“La problematica sportiva sul piano degli effetti a mio modesto avviso è ancora più rilevante e va tenuta in assoluta considerazione perchè si tratterebbe di una nuova violazione e non ci sarebbe più una prova d’appello, quindi il mancato versamento di ritenute, contributi o emolumenti netti in busta ai lavoratori del gruppo sportivo determinerebbe la cancellazione del club dal campionato e a quel punto il Catania Calcio potrebbe ripartire dalla Terza Categoria nella stagione 2022/23, perdendo il vincolo su tutti i calciatori professionisti tesserati, il diritto ai contributi e la mutualità. Il 21 dicembre potrebbe non essere una data risolutiva perchè il Catania, che sarà difeso validamente da avvocati ed esperti della materia, potrebbe non ritenere soddisfacente la valutazione effettuta dai consulenti nominati dal Tribunale per valutare lo stato di salute del club. A quel punto, senza il raggiungimento di una prova piena o se venissero contestate le risultanze della consulenza tecnica, per il giorno del giudizio potrebbe venire concesso altro tempo ma non troppo perchè la procedura fallimentare è una procedura pubblica, nella quale ci sono interessi diffusi. Se dovesse esserci un rinvio, non sarebbe ulteriore e posteriore credo alla prima metà di gennaio”.
“Non conosco la diramazione e l’organigramma delle varie società. Se il centro sportivo è iscritto a bilancio ed è un asset di proprietà del Calcio Catania SpA, la dichiarazione di fallimento trascinerebbe con se anche il centro sportivo. Se questo fosse intestato ad una società diversa dal Calcio Catania, anche se ad essa collegata, il fallimento del Catania con o senza esercizio provvisorio non avrebbe dirette implicazioni sul centro sportivo ma potrebbero esserci queste implicazioni qualora, per effetto trascinamento, venisse dichiarato il fallimento anche della società differente dal Calcio Catania che avesse in pancia il centro sportivo”.
“Il fatto che la società abbia risposto alla messa in mora onorando tutte le obbligazioni lavorative con il gruppo degli sportivi professionisti fa onore alla società e dimostra che la stessa non è definitivamente avviata verso il fallimento sul piano dell’operatività. Saranno state necessarie centinaia di migliaia di euro per sventare la messa in mora che si sarebbe rivelata un’altra tragedia sportiva. E’ una scelta di grande responsabilità che sarà costata grande sacrificio e questo un peso fallimentare ce l’avrà. Perchè una società che non è in grado di far fronte alle obbligazioni sullo stesso incombente non paga a poche settimane dalla messa in mora centinaia di migliaia di euro per gli emolumenti. Sull’eventualità di una cessione in questo momento sono scettico considerando la situazione così delicata e fragile sul piano della stabilità societaria. A meno che non fosse una cessione solare, trasparente, ad una realtà che è al di sopra di ogni considerazione, che non ha bisogno di presentazioni, una multinazionale, una realtà solida e solvibile. Da un lato se c’è un acquirente assolutamente credibile la cessione potrebbe aiutare e non poco, se invece fosse un gruppo imprenditoriale di pari livello rispetto a quello uscente o con provenienze estere poco chiare potrebbe diventare un autogol”.