Jacopo Furlan, portiere del Calcio Catania, è intervenuto ai nostri microfoni nel corso di una puntata speciale di “Bella Sport”. Importanti dichiarazioni del giocatore rossazzurro sul suo futuro e sul club etneo.
Come vivi questo particolare momento societario?
“Ormai è da parecchi mesi che ci portiamo, io e i miei compagni, questa situazione indefinita. Ci avviciniamo alla conclusione di questa strana situazione e speriamo, con grande ottimismo, che tutto vada per il verso giusto”.
Quanto è stato difficile vivere i playoff dalla panchina?
“La premessa che tengo a fare è una: la cosa che mi ha dato più fastidio è essere usciti in quel modo. Che io abbia giocato o meno, l’uscita dai playoff l’abbiamo vissuta come un’ingiustizia sportiva. D’altra parte non nego che ho provato un pizzico di delusione ed anche un po’ di sorpresa per non aver giocato. L’importante, però, sarebbe stato andare avanti. Comunque chi mi ha vissuto in quei giorni sa che per me era come se stessi giocando anch’io la partita e che sono stato all’interno del gruppo vivendo quel periodo al 100%”.
Perché hai vissuto dalla panchina questi playoff?
“C’è stato un confronto tra me e il mister crudo, vero, sincero… Senza peli sulla lingua; lui ha detto il suo pensiero, io il mio e non ci siamo trovati. Ovviamente le cose che ci siamo detti resteranno tra noi ed è giusto che non escano fuori dagli spogliatoi. È andata così, però non v’è alcun tipo di rancore”.
Con riferimento a stipendi e cassa integrazione?
“Ritengo che la risoluzione della questione stipendi vada di pari passo con quella societaria. Ci auguriamo, anzitutto, per la continuità dello sport in città e in particolare del Calcio Catania, che vada tutto per il meglio ovviamente mantenendo l’attenzione anche sulla nostra situazione personale che dipende da questo. Per quanto si possa immaginare o credere che lo stipendio di un calciatore sia consistente, comunque stare 6 mesi senza percepire stipendio non è facile per nessuno. Al momento attendiamo anche da questo punto di vista. Per quanto riguarda, invece, la cassa integrazione ne ha diritto solo chi raggiunge un certo limite all’ingaggio lordo. Ad ogni modo i tempi della burocrazia, lo sanno bene i lavoratori, sono molto lunghi, lo sappiamo”.
Sull’unità del gruppo?
“Mi sono divertito molto; c’era il piacere di allenarsi e stare insieme dentro e fuori dal campo. I momenti che abbiamo passato fuori dal campo hanno contribuito a creare un’armonia visibile a tutti. Anche per questo mi è dispiaciuto non giocare i playoff; stavo bene, mi stavo divertendo… Il gruppo era bello ed è stato bello viverlo”.
Al momento dei saluti ci sono stati più arrivederci o addii?
“Difficile a dirsi. In realtà ci siamo guardati negli occhi e tutti eravamo molto delusi ed amareggiati; ci siamo detti che comunque siamo riusciti a fare qualcosa di bello e lo abbiamo fatto vedere. Meritavamo certamente qualcosa in più. Dunque direi che non c’è stato neanche un vero e proprio saluto ma un ringraziamento reciproco per quello che abbiamo fatto e passato insieme e per come lo abbiamo affrontato”.
Rapporto con la città: cosa ti porti dietro di Catania?
“A Catania mi son fatto delle amicizie vere e sincere che esulano dal mondo del calcio. Ho passato tutta la quarantena con i proprietari della casa in cui ho abitato e praticamente loro sono diventati la mia seconda famiglia; questa è una di quelle amicizie che mi porterò dentro per sempre. Con tanti ragazzi che ho conosciuto ho condiviso momenti bellissimi; ho conosciuto la parte vera e sincera di Catania. Sono innamorato di questa città e della sua gente”.
Se il Catania dovesse restare nel professionismo, cosa faresti?
“Per me il Catania ha la priorità assoluta. L’ho detto e non lo nascondo. Ho ricevuto molte chiamate da altre società, cosa che neanche mi aspettavo in questo periodo ma ho sempre detto al mio procuratore che per me prima viene il Catania. Chiaramente le cose si fanno in due; certamente arriverà una nuova proprietà, magari un nuovo allenatore, non è detto. Io intendo restare ma deve chiaramente esserci una volontà da entrambe le parti, quindi in modo tranquillo attendo l’evolversi delle cose”.
Se Lucarelli resta a Catania, credi possiate chiarire?
“Non lo so. Al momento preferisco non commentare”.
Ultima domanda. Quanto è stato tribolato il processo per tornare a giocare?
“C’era una parte di noi che voleva dare una segnale, senza fare guerre, solo per far valere i diritti che comunque abbiamo. Nessuno mai ha però pensato un secondo di non tornare a giocare i playoff. Io personalmente non sarei mai riuscito a stare a casa mentre i miei compagni giocavano; non avrebbe avuto alcun senso. Io credevo in una vittoria dei playoff. Appurato dunque che saremmo stati tutelati, siamo scesi, anzi parlo in particolare di me, sono sceso con la giusta mentalità. Nessuno comunque si è tirato indietro ed il mister e il direttore Marino, in questo senso, hanno dei meriti che gli vanno riconosciuti e che nessuno può togliergli. Per me giocare e rappresentare il Catania è stato un onore. Lo è stato rappresentare la sua gente ed onorare la maglia e questa città”.
Fonte foto: calciocatania.it