Il Calcio Catania tra debiti, obiettivi di rilancio e la salvezza della matricola. La vita del sodalizio rossazzurro poteva spezzarsi a luglio, quando S.I.G.I., andando contro ogni logica imprenditoriale prendeva invece in mano le redini della situazione (dopo aver tra l’altro vissuto un tumulto interno a seguito dell’operazione Fake Credits dei finanzieri) aggiudicandosi – come unica partecipante, e dopo giorni di lavoro frenetico – l’asta indetta dal tribunale etneo nell’estremo tentativo di garantire i creditori del club di via Magenta; ma ancora oggi combatte per evitare il tracollo. Comprensibilmente tanto i creditori del Calcio Catania, quanto l’intera città sportiva, si sono sciolti in un plauso e un ringraziamento liberatori per aver fatto sì che la storia proseguisse e con essa la possibilità di un tentativo di risanamento di debiti enormi accumulati dalla precedente gestione, messa alla porta dall’imminente crash finanziario. All’ombra di S.I.G.I. già da settimane, a dialogare con la precedente governance un avvocato e imprenditore logisticamente lontano dalla Sicilia se non per le origini natie familiari ammaliato dall’idea di trovare nuovi stimoli sotto l’Etna: Joe Tacopina. Le sue chiacchierate con l’ingegnere Giuseppe Di Natale prima e con il dott. commercialista Gianluca Astorina successivamente però non hanno prodotto, probabilmente per ragioni di natura procedurale e per perplessità imprenditoriali in contrasto con i tempi ristretti dell’operazione, una discesa in campo dell’ex Bologna e Venezia, con sprazzi anche di Roma alle spalle.
Che Joe Tacopina sia vicino al Catania, è qualcosa di assodato e che va oltre il destino: è una questione di volontà, di opportunità e di idea imprenditoriale che però in quanto tale ha anche delle precondizioni da porre prima di sedersi al tavolo e formalizzare nero su bianco un accordo: la tanto rinomata questione della riduzione del debito societario. Un debito pesante, che a luglio l’attuale proprietà ha preso sulle spalle come un fardello e come una responsabilità e che pertanto – come spesso dichiarato anche dai dirigenti rossazzurri – Tacopina o meno, dovrà affrontare quale problematica seria. Altro prerequisito per garantire sussistenza al Catania nel tempo è quella di garantire nel tempo stesso risorse sufficienti, parliamo di decine di milioni di euro (circa 60 milioni) per non far crollare il castello Catania a differenza di chi in altre città ha annullato tutto per ripartire da zero. Tacopina o meno, si dovranno trovare le risorse per tentare questa impresa quasi titanica, questo è il preciso compito di chi guida il timone etneo.
Il progetto di azionariato popolare si è arenato, oggi S.I.G.I. è guidata da soggetti che hanno messo insieme la struttura societaria in estate, potenziata dagli sponsor trovati lungo il cammino prima dell’inizio della stagione. Il progetto tecnico del Calcio Catania si è fondato sulle possibilità e sui criteri di natura economica, ragionevolmente. Anche se nel calcio i tifosi più che fare i contabili fanno i tifosi e pertanto la richiesta del risultato e della lotta sul campo non manca mai com’è giusto che sia.
Tra mille difficoltà arriva il mese di dicembre, per chi vive il contesto calcistico rossazzurro questo è sinonimo chiaro di un secondo sbarramento dopo quello di luglio: scadenze, accordi per la ristrutturazione del debito (che proseguono con interlocuzioni continue i cui risultati al momento è irrilevante se non nocivo comunicare non essendo ancora giunti ad una soluzione definitiva) e manovre di alleggerimento che servono tanto a S.I.G.I. quanto a Tacopina per realizzare il programma di “successione” alla guida del Catania. Dicembre è importante, al di là del closing, per apparecchiare la tavola e a cavallo tra un anno da dimenticare e un anno di speranze potrebbe scriversi un’altra pagina di storia rossazzurra che non vuole un punto di conclusione ma uno spazio e un tempo di azione ancora aperto verso l’orizzonte.