Editoriale | Calcio Catania. Raccontare i fatti. Anticipazioni, analisi di un momento storico complesso

Se è questo il tempo delle analisi e delle somme tirate in merito ai rapporti che sono intercorsi, intercorrono e si costruiranno tra le componenti attorno all’orbita del Catania Calcio, che siano analisi lucide, ben contestualizzate e non bozze filosoficamente ordite, ma senza costrutto. Certamente è tempo di bilanci, per ciò che la storia ci sta consegnando in questi giorni e per ciò che verrà in seguito.

Entrare nel merito dell’interpretazione dei comportamenti e delle intenzioni di un lavoro che merita un approccio asettico e non turbato dai rapporti di cui sopra, che pur ci sono e devono esserci è inaccettabile. La stampa mantiene e manterrà sempre, se ben strutturata, una sfera integrata e super partes rispetto agli altri attori di questa galassia calcistica. E se in un ampio e variegato sistema si arriva a discutere la materia, allora – è parere di chi scrive – ognuno dovrebbe sentirsi chiamato in causa e rispondere. A maggior ragione deve farlo una realtà come questa che ha investito su un bene prezioso per la città, proponendo ogni settimana la radiocronaca delle partite della squadra etnea.

Dopo circa un anno di lavoro, e di sola informazione senza voler far rumore, i più attenti hanno potuto riconoscere il primo e unico valore che distingue questo contesto editoriale: il rispetto per la professione, e per chi fruisce del frutto dello stesso in primis. Non si inventa nulla, e si parla o si scrive (e si pubblica) solo ciò che per fonti ritenute attendibili previa verifica risulta veritiero nel rispetto di chi viene chiamato in causa nel contenuto. Lo step successivo a questo radicale approccio: riuscire a dare quante più informazioni possibili alla fruizione ovviamente. Poi spazio al contraddittorio. Abbiamo ascoltato in diretta i pareri dei protagonisti e pensiamo di aver fornito strumenti per una critica corretta a chi ci ha seguito. Per questa ragione restando un contesto soggetto naturalmente a critiche e/o apprezzamenti, riteniamo che non sbaglia una realtà che lavora ogni giorno, seguendo i dettami del proprio pensiero e dei codici che regolamentano il nostro operato. Semmai si potrà discutere sugli input dati o mancati, quello è un discorso diverso e discrezionale.

Tornando al Catania, questa redazione ha inteso raccontare di sport e – aggiungeremmo purtroppo – anche di altro, nella misura in cui ad un certo punto parlare solo di calcio sarebbe stato professionalmente scorretto. Ricordiamo una cosa che dovrebbe stare sempre a cuore a tutti, non soltanto agli “addetti ai lavori”: in seno all’azienda Catania, lavoratori e contesti legati ad intersezione con lo stesso, seppur apparentemente da lontano (parliamo di Meridi, ovviamente) impongono meticolosità e attenzione ancor maggiori quando si parla e quando si scrive. C’è tra noi, chi ha sostenuto questi argomenti anche in un passato più remoto, ma non è questo il momento e il “foglio” giusto su cui scriverlo. Invece, riteniamo doveroso un ultimo appunto. Dove leggiamo di trattative, cessione societaria – anche questo tema scottante e pericoloso, perchè come più volte affermato, il ramo imprenditoriale sportivo quando si parla di trattative è un mare magnum che porta con sè ondate di conferme, smentite di lunghe ed estenuanti trattative – vogliamo ricordare che oggi, dopo aver a fine settembre dato notizia tra lo stupore e la forte incredulità di molti di movimenti intorno al Catania per una possibile cessione con il tema imprenditoria locale al centro delle riflessioni e di cambi nel CdA poco dopo ufficialmente comunicati, quello di interessamenti nei confronti del club rossazzurro è diventato tema all’ordine del giorno. Non venga dimenticato. Quando parliamo di rispetto per la professione, parliamo di questo, consapevoli che a lunga gittata, arrivati alla chiusura di un evento, i fatti e soltanto quelli danno ragione o torto a chi opera nell’ambito. Alle smentite di quei giorni è sembrato inopportuno rispondere da parte nostra, quel che è accaduto dopo è già storia ed è la migliore risposta recapitata agli scettici sulla bontà delle ore spese per un buon operato a cui dovrà essere quotidianamente dato seguito.

Un editoriale a inizio anno, in un momento chiave, speriamo non drammatico per la vita di realtà che conservano una importanza non soltanto in blasone ma anche in occupazione e immagine cittadina – e addirittura regionale -, per difendere un altro tesoro della democrazia e del vivere sociale: l’informazione. Adesso si torna a lavoro, e perdonateci se non faremo rumore, ma semplicemente onoreremo noi stessi e chi crede in noi approfondendo ancora, nel rispetto di tutti. Perché e non è un caso che la parola “rispetto” riecheggi in questo testo, riteniamo di non dover dimenticare di rispettare regole e persone attorno alle quali ruota la cronaca sportiva in questo caso e non solo quella sportiva.

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