Monta la polemica contro le dichiarazioni pronunciate dall’ex senatrice leghista Angela Maraventano a Catania nel corso dell’iniziativa a favore del leader del Carroccio, Matteo Salvini, protagonista dell’udienza sul caso Gregoretti.
“La mafia non ha più la sensibilità e il coraggio che aveva prima” questa è la frase detta dall’ex parlamentare, originaria di Lampedusa, che attaccava la gestione dei migranti scagliandosi contro il governo. “Esecutivo complice di chi traffica carne umana. C’è dentro anche la nostra mafia che ormai non ha più quella sensibilità e quel coraggio che aveva prima. Non esiste più, perché noi la stiamo completamente eliminando. Nessuno ha più il coraggio di difendere il proprio territorio”.
Non tarda ad arrivare la replica indignata, di seguito riportata, del presidente della Commissione Antimafia all’ARS, Claudio Fava.
LA MAFIA BUONA
Ma se un’ex senatrice della Lega, tale Angela Maraventano da Lampedusa, dice in un pubblico comizio e in presenza di Salvini che “la mafia non ha più la sensibilità e il coraggio che aveva”, con chi ce la prendiamo: con questa analfabeta civile? Con Salvini che ascolta e non fa una piega? Con la sua tribù, analfabeta nel cuore, che applaude le parole di rimpianto della buona mafia come s’applaudivano nella Louisiana i linciaggi del KKK?
Se nel 2020 a Catania è possibile che qualcuno dica impunemente da un palco che la mafia aveva sensibilità e coraggio, e viene a dirlo in una terra in cui quei macellai ne hanno passati per le armi un migliaio, che paese è ormai questo? Che diavolo c’entrano la politica, la destra e la sinistra, il gusto della polemica con la bestemmia gratuita?
Allora meglio i mafiosi, che almeno rischiano l’ergastolo. Una signora come la suddetta Maraventano è solo un’offesa al pudore, il piacere malato di parole ignobili e impunite. E quelli che adesso la difenderanno per partigianeria politica, quelli che faranno finta di nulla e si volteranno dall’altra parte, mi fanno pena. Talmente servi delle convenienze politiche da non avere nemmeno la libertà di provare ribrezzo.
