Una esclusiva di Antenna Uno Notizie. Fabio Pagliara svela i retroscena, gli attori protagonisti e le aspettative della cordata pronta a trattare l’acquisto del Catania Calcio. Intervista di Gianluca Virgillito.
Ci può raccontare tutto dal principio? Com’è iniziato tutto e quando è arrivata la chiamata che l’ha coinvolta in questo “Comitato Calcio Catania”?
“Un aneddoto simpatico che non ho mai raccontato. Mi ha chiamato Maurizio Pellegrino per farmi gli auguri di Natale e mi ha detto ‘vengo a farti gli auguri a Catania per trovare la mia famiglia, ci vediamo allo Sheraton, ho un regalo per te’. Lui poi è arrivato con il commercialista dicendo ‘guarda il mio regalo: stiamo progettando una cordata che cerca di salvare la matricola del Calcio Catania e penso che da catanese tu debba metterci la faccia’. Tutto è nato così, il 23/24 di dicembre. Io chiaramente ho chiesto a Maurizio una serie di garanzie per capire meglio com’era la situazione prima di accettare. Ritengo che sia un piacere, oltre che doveroso, per chi ha la fortuna di avere un lavoro gratificante fuori Catania, potersi spendere per la propria città. A determinate condizioni, nel mio piccolo, quello che posso fare lo faccio volentieri“.
Aon e Italpizza, poi venti aziende locali di prima fascia. Conferma queste realtà al centro del progetto?
“Secondo me questo è un momento in cui ognuno deve essere serio e sobrio, quindi, servono pochi slogan e situazioni più concrete. In questo momento c’è sicuramente un gruppo di investitori importanti che i commercialisti catanesi hanno messo in pista. Sono degli imprenditori tra cui Aon, Italpizza e anche altre aziende che hanno necessità e voglia di intervenire su un progetto legato alla città e al Calcio Catania. È chiaro che attualmente il vero punto è che tutto sia strutturato mediante garanzie bancarie adeguate. Mi sembra opportuno e giusto che il Catania tratti con chi fornisce delle garanzie che permettano di trattare. È fondamentale capire che si tratta di investimenti garantiti dal punto di vista bancario. Indispensabile che in due, tre giorni il gruppo sia in grado di formulare una prima offerta con delle garanzie in modo tale che si possa intavolare una discussione non teorica. Insomma è necessario che i soldi di cui si parla siano reali e la cui provenienza sia certa e non ambigua o introvabile in giro”.
Possiamo dire che la prossima settimana sia fondamentale per capire se c’è possibilità di avviare la trattativa? Sia da parte del Catania per valutare le garanzie, sia per la cordata che valuterà la situazione attuale?
“Assolutamente si. Diciamo che c’è una corsa contro il tempo perché è chiaro che c’è di mezzo la possibilità di disputare i playoff e di poter intervenire in un certo modo sul mercato. Quindi è chiaro che i tempi devono essere necessariamente stretti sia per il Catania che avrà la possibilità di dire di avere intenzione di vendere concretamente oppure che non è questo il momento, non è questo il gruppo. Quindi secondo me è credibile che nel giro di una settimana, dieci giorni al massimo ci possa essere o un blocco oppure la situazione si sbloccherà”.
Quali sono gli stimoli, i vantaggi e gli svantaggi dell’azionariato diffuso. C’è un modello di Calcio Nazionale o internazionale a cui questa cordata vuole fare riferimento?
“Io farei due ragionamenti. Da un lato è evidente che le società si fanno in numero dispari ed inferiori a tre ma è chiaro che questo è un meccanismo che non porta da nessuna parte. Oggi la necessità di fare rete e cercare gli investitori che intervengono su un progetto anche con quote diverse impone di fare certe scelte. Rispetto alla proprietà: è ovvio che un’unica proprietà ha la capacità di scelta immediata, quella di un gruppo è frammentata. Dal punto di vista organizzativo, in realtà, questo è falso. Il Cda, l’amministratore delegato e il presidente avranno il compito di fare sintesi e non sentiranno ciascun socio per qualsiasi cosa si deve fare: per un partita o per un acquisto e così via. Ma si terrà conto di tutti sulla tenuta generale, sulla base del bilancio. C’è sicuramente l’innovazione per una piazza come Catania di non avere un proprietario unico ma dal punto di vista della governabilità mi sembra che non ci sia un vero problema. Il modello è quello del Lecce. Io non escluderei che in prospettiva si possa poi passare ad un azionariato popolare. In questi primi giorni abbiamo avuto fondi internazionali che hanno mostrato interesse. Il calcio diventa secondo me sempre più global ma dal mio punto di vista è molto più local di quanto si pensi. Quindi in realtà le società di calcio avranno un collegamento con le città sempre maggiore e per cui questi aspetti devono essere frutto di un modello organizzativo. Catania da questo punto di vista penso che possa essere un laboratorio”.
Un ruolo importante all’interno del gruppo dovrebbe essere svolto da Girolamo di Fazio, ex questore di Agrigento, ex commissario della Città Metropolitana di Palermo, ed attuale commissario straordinario del libero consorzio di Enna. Conferma?
“Certamente. Avere in squadra una persona dal rigore morale, dalla capacità organizzativa e dalla garanzia della legalità come lui è uno degli aspetti che mi ha fatto acconsentire nel dare la mia disponibilità. Credo che per la città e per noi sia una assoluta garanzia” .
Altri nomi dal punto di vista tecnico. Massimo Mauro, Guido Angelozzi, Pasquale Marino sono figure che potrebbero ruotare nell’ottica futura nell’orbita Catania o sono più voci che altro?
“In questo momento sono più voci. Maurizio Pellegrino è più preparato su questi temi. Massimo Mauro e Guido Angelozzi rappresentano anche la catanesità buona. Però è prematuro e un po’ poco serio pensare di affrontare questo tema senza sapere neanche se la proposta che viene fatta dal Comitato promotore sia poi visionata, discussa e accetta dalla società. Non mi sembra giusto per i tifosi discuterne. Bisogna avere onestà“.
In un suo post del 26 dicembre lei esprime un pensiero: “ho pensato anche di augurarmi una società di calcio che sia degna dei propri tifosi in linea con la storia della nostra città e augura al Catania di essere normale”. Fa riferimento a questo progetto?
“Certamente, immagino il sogno di una Città normale non solo nello sport o nel calcio ma nella vita. Però il mio pensiero, non potevo dirlo al momento, ma era rivolto alle riunioni appena avute con Maurizio e con gli altri“.
Nelle ultime ore, però, Aon e Italpizza hanno smentito l’interesse nei confronti dell’acquisto del Calcio Catania.