Acireale (CT), conversione ospedale in Covid Hospital: incontri, polemiche e dissensi

Continua la querelle sulla conversione dell’ospedale di Acireale, nel catanese, a Covid Hospital. Nei giorni scorsi è andata in scena una riunione sulla tematica tra l’assessore alla Sanità della Regione Siciliana, Ruggero Razza, il vescovo acese, mons. Antonino Raspanti, i vertici dell’Asp locale, l’infettivologo Bruno Cacopardo, il primario di Medicina generale il dott. Giovanni Rapisarda, il commissario per l’emergenza Covid, Pino Liberti, i deputati regionali Nicola D’agostino e Angela Foti e i 10 sindaci del Distretto sanitario 14.

Gianluca Cannavò, presidente del “Comitato libero ospedale di Acireale”, in una nota stampa esprime la sua contrarietà riguardo al passaggio del nosocomio acese a Covid Hospital. “Il tentativo di fare passare come una conquista ciò che, in effetti, costituisce una presa in giro non attecchisce con noi, sicuramente insoddisfatti dall’ipotesi emersa nel corso dell’incontro che ha avuto luogo ieri in relazione al futuro dell’ospedale di Acireale. L’assessore regionale e i vertici dell’Azienda sanitaria provinciale, attraverso una serie di mirabili piroette continuano ad eludere il punto autentico della questione ovvero quanti dei circa 160 posti letto attuali dell’ospedale acese verranno destinati a Covid. La lodevole azione del vescovo, monsignor Antonino Raspanti, al quale ribadiamo i ringraziamenti già espressi, non può essere vanificata dal continuo tergiversare dell’assessore regionale. Tanto all’assessore che ai vertici dell’Asp di Catania diciamo chiaro che è finito il momento di immaginare esperimenti sulla salute della gente, concordando soluzioni che ad oggi sono gradite soltanto a qualche deputato regionale locale, mentre – e sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario – vengono rifiutate in maniera categorica dalla gente. L’ospedale di Acireale può essere destinato soltanto per una parte all’emergenza Covid, non deve diventare un ospedale dedicato ai malati di coronavirus con una porzione residuale riservata agli altri servizi che, ve l’assicuriamo, non sono affatto di secondo piano, se è vero – come è vero – che si soffre e si muore anche per altre patologie. Non abbiamo bisogno di elemosinare una TAC in più o in meno e chi pensa di prendere in giro un’intera comunità si sbaglia, perché noi continueremo a lottare per liberare l’ospedale di Acireale da spartizioni che nulla hanno a che vedere con la salute pubblica e vigileremo affinché venga evitato ogni inganno ai danni della vasta popolazione che al presidio acese fa riferimento. E ribadisco che l’emergenza si era palesata già a marzo, no ad ottobre, questa si chiama incompetenza, di chi doveva programmare in tempo e non ha fatto nulla, mentre ora si cerca di trovare soluzioni di emergenza sbagliate, mortificando con arroganza un’intera comunità e tutto il personale medico, paramedico e ausiliare, che da anni opera con dedizione nella struttura ospedaliera acese”.

Nel frattempo, proprio in mattinata, la segreteria provinciale della FIALS (Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità) di Catania rileva “momenti di forte disagio e difficoltà, nel pomeriggio di ieri, all’ospedale Santa Venera di Acireale, perché sono giunte ambulanze con pazienti affetti da Covid dalla Rsa di Mirabella Imbaccari ma l’ospedale non è ancora attrezzato per accogliere pazienti che hanno contratto il virus e la prevista trasformazione in ospedale Covid non è ancora avvenuta. Vorremmo capire chi ha dato l’autorizzazione al trasferimento di queste ambulanze visto che l’ospedale ancora non è attrezzato, non c’è un percorso alternativo e il personale sanitario non è stato preavvisato e preparato agli accessi Covid. Persino altri pazienti che sarebbero stati spostati in vista della trasformazione Covid, oggi sono stati trasferiti improvvisamente in altro reparto”.

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