Quattro condanne nell’ambito dell’inchiesta “Passeparteout” che ha fatto luce sulla cosca mafiosa di Sciacca e sui rapporti con la politica e le famiglie mafiose americane.E’ la sentenza di secondo grado, che apporta lievi riduzioni di pena rispetto alla precedente, dei giudici della quarta sezione penale della Corte di appello di Palermo. A.D., accusato di essere il nuovo capo della cosca di Sciacca, è stato condannato a 18 anni e 8 mesi; l’ex assistente parlamentare A. N. di Agrigento, è stato condannato a 15 anni di reclusione, in primo grado aveva avuto comminati16 anni e 8 mesi. Entrambi sono stati riconosciuti colpevoli di associazione mafiosa. La Corte d’appello di Palermo ha inoltre condannato a due anni e otto mesi ciascuno di reclusione ai gemelli P. e L. C., accusati di favoreggiamento. La figura principale del procedimento è A. N.: pedagogista, esponente dei Radicali Italiani, noto per le sue battaglie in favore dei diritti dei detenuti, era considerato un insospettabile. Le indagini lo descrissero invece come “pienamente inserito in Cosa nostra”: avrebbe progettato insieme a D., danneggiamenti, estorsioni e omicidi. E, utilizzando il ruolo di collaboratore parlamentare di G.O., ex deputata di Leu, poi passata a Italia Viva, secondo l’accusa, incontrava boss detenuti, dava loro consigli, si accertava che non si pentissero e riferiva all’esterno i loro messaggi. Grazie al rapporto con la Occhionero, estranea alla vicenda, ad esempio, N. ha incontrato boss detenuti al 41 bis come Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro.
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