Coronavirus in Italia, nuovo dpcm: settentrionali fuggono al Sud. Ecco il decreto

Nelle ultime ore l’allarme Coronavirus sta provocando reazioni irrazionali e che compromettono la salute di tutti gli italiani. Nella serata di ieri la notizia, trapelata ancora prima della firma del decreto del Governo centrale, della chiusura della Lombardia e dell’isolamento dei mezzi di trasporto per il virus ha generato un vero e proprio esodo di migliaia di persone che tentavano di scappare dal Nord verso il Sud d’Italia. La diffusione dell’indiscrezione prima dell’ufficialità potrebbe essere stata davvero fatale, come spiegato dallo stesso premier Giuseppe Conte.

La Stazione Centrale e quella di Porta Garibaldi di Milano sono state prese d’assalto, molta gente ha fatto i bagagli dirigendosi a Roma e nel Meridione. Al momento non dovrebbero esserci controlli per chi sale sui treni.

Nell’articolo 1 del dpcm è presente il divieto di ingresso e di uscita dalla Lombardia e da altre 14 province, e l’estensione delle zone controllate a Piemonte ed Emilia-Romagna. Nel dettaglio, le province diventate “zona rossa” sono le seguenti: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Vercelli, Novara, Verbano Cusio Ossola e Alessandria. Le nuove disposizioni sono valide dall’8 marzo fino al 3 aprile.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha indetto una conferenza stampa nella notte dopo la diffusione della bozza del decreto del governo.

È necessario chiarire quel che è successo, una cosa inaccettabile: un dpcm, che stavamo formando a livello di governo per regolamentare le nuove misure che entrano in vigore subito, lo abbiamo letto su tutti i giornali. Ne va della correttezza dell’operato del governo e della sicurezza degli italiani – sottolinea Conte -. Questa pubblicazione ha creato incertezza, insicurezza, confusione e non lo possiamo accettare”.

Fino alle 19 di ieri il premier ha, infatti, sentito le indicazioni e i pareri dei ministri competenti e dei presidenti di regioni ribadendo che l’iter non era completato. Conte spiega che sarà consentito il rientro al proprio domicilio ma “non possiamo più permetterci nelle aree previste dal decreto forme di aggregazione. D’ora in poi chi avrà febbre da più di 37,5 gradi centigradi e infezioni respiratorie è fortemente raccomandato di restar presso proprio domicilio, a prescindere che siano positivi o no. Si deve contattare il medico curante – prosegue il premier -. Divieto assoluto di mobilità per chi sia stato in quarantena, dobbiamo limitare il contagio del virus e evitare il sovraccarico delle strutture ospedaliere. Con il nuovo decreto non ci sono più le zone rosse, i focolai stabiliti all’inizio. Non c’è più motivo di tenere le persone di Vò e del lodigiano in una zona rossa confinate. Sono state create zone più ampie. Queste misure – sottolinea Conte – provocheranno disagio ma questo è il momento dell’auto-responsabilità, non del fare i furbi. Tutelare soprattutto la salute dei nostri nonni”.

Il presidente del Consiglio spiega che sono sospese in tutto il paese manifestazioni, eventi, spettacoli di qualsiasi natura, compresi quelli cinematografici e teatrali, in qualsiasi luogo, pubblico o privato. E anche le attività di discoteche, sale giochi, sale da ballo, bingo e locali assimilati. Interrotta l’apertura dei musei e degli altri istituti di cultura.

Le forze di polizia saranno legittimate a chiedere conto ai cittadini che si muovono sui territori interessati dalle nuove norme per il contenimento del Coronavirus: è un divieto non assoluto di muoversi ma la necessità di motivarlo sulla base di specifiche indicazioni, insomma è una ridotta mobilità” ribadisce Conte.

Nelle zone interessante dal nuovo decreto bar e ristoranti potranno rimanere aperti dalle 6 alle 18 purché garantiscano almeno un metro di distanza tra i clienti. Nel caso di violazione sarà elargita la sanzione della sospensione dell’attività. Noi “ci rendiamo conto che è molto severa ma non possiamo più consentire contagi” annuncia il premier.

 

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