Coronavirus in Sicilia, mancano i dispositivi di protezione individuale: proteste ad Enna

Dario Musso;

I medici di continuità assistenziale stanno vivendo un vero e proprio incubo in questi giorni, in tutta Italia. In Sicilia, ad Enna nello specifico, cinquanta sanitari hanno, infatti, denunciato le condizioni lavorative gravi in cui riversano sottoscrivendo una lettera indirizzata all’Azienda sanitaria provinciale 4, al prefetto e all’assessorato della Regione Siciliana alla Salute. I medici affermano di non avere nemmeno i minimi “dispositivi di protezione individuale (Dpi) per effettuare le visite, domiciliari e non”. I sanitari precisano che rischiano molto “in previsione di una possibile e rapida amplificazione del contagio in Sicilia”.

Nella missiva, quindi, annunciano che limiteranno “il libero accesso degli assistiti negli ambulatori attraverso prenotazione telefonica”. Il motivo? evitare “stazionamenti nelle sale d’attesa”. Effettueranno visite domiciliari “solo per rilevanti patologie”. Nel caso in cui non avranno i dispositivi di protezione non saliranno a bordo delle ambulanze del 118.
Le richieste dei medici sono “l’immediata fornitura di dispositivi di protezione individuale in quantitativo adeguato, lo stretto monitoraggio del possibile contagio da Sars COV 2 dei medici di Continuità Assistenziale con effettuazione seriata di tamponi a cadenza almeno quindicinale; immediata istituzione di numero Sisp Enna, da poter contattare h24 per segnalare eventuali casi sospetti che richiedano ospedalizzazione immediata”.

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