Filo Diretto, Picarella (pres. Confcommercio Sicilia): “Prestiti banche alle imprese? Debito ulteriore. Il Ponte sullo Stretto fenomeno mediatico”

Continua la programmazione di Filo Diretto – Speciale Fase 2 Coronavirus. Nella giornata odierna abbiamo intervistato il presidente di Confcommercio Sicilia, Francesco Picarella. La puntata di oggi si è focalizzata sulla drammatica situazione delle imprese e dei commercianti emersa ieri agli “Stati Generali”. Tante le tematiche trattate: dal turismo fino agli aiuti europei e il Ponte sullo Stretto di Messina. Potete seguirci, ogni giorno dal lunedì al venerdì in appendice al radiotg delle 13:00, sul canale Bella Tv (814 del digitale) in tutto il territorio regionale e ascoltare in radio in tutta la Sicilia centro orientale (frequenza 103.7 FM). Di seguito la puntata integrale.

“Gli Stati Generali di ieri sono stati una bellissima occasione per parlare di futuro e la storia ci dirà se è stata una giornata di annunci o un momento che riesca a venire incontro al problema delle imprese in Italia. Sono circa 270mila le imprese che rischiano di chiudere nell’anno 2020, non soltanto per la crisi economica ma anche perché comunque il rischio dei costi più elevati per fare impresa metteranno in grande crisi tutto comparto e soprattutto quello del commercio e del turismo”.

“Provvedimenti generali aiuteranno l’Italia. Rischio rivolta sociale? I mezzi messi a disposizione del governo non li critico, non faccio politica. Sicuramente l’esecutivo avrebbe potuto fare di meglio ma è anche difficile poter pensare che si potesse farlo. Gli aiuti arrivati, soprattutto nel settore delle imprese, non sono sufficienti. Dobbiamo ripartire da incentivi diversi perché le 270mila imprese che rischiano la chiusura aspettano aiuti considerevoli. Non lo nascondiamo, si è fatto tanto però si deve fare di più. Era necessario riaprire per provare a garantire il milione di posto di queste persone che stanno cercando di riprendere la propria quotidianità. Riaprire era necessario soprattutto in una terra come la Sicilia nella quale i contagi non sono mai stati come nelle altre regioni. La nostra economia è fortemente indirizzata sul turismo, settore colpito per primo e l’ultimo che si riprenderà. Su questo settore si doveva fare di più”.

“Stati Generali? I tempi sono stretti e se siano uno strumento che può dare una spinta all’economia nazionale lo vedremo più in là. Noi come associazione di categoria non abbiamo mai fatto mancare il nostro supporto a tutte le richieste del governo centrale. Per cui fare gli Stati Generali o trovare del tempo per ascoltare è utile. Non è stato l’unico momento di confronto e continueranno ad esserci così come la voce delle imprese che mette sul tavolo le posizioni delle imprese italiane. Ma l’auspicio è che queste giornate di confronto si trasformino in risultati concreti altrimenti rimangono solo degli spot”.

“Chiediamo di far ripartire l’Italia con gli investimenti. Questi ultimi di tipo infrastrutturale sono la base per la ripresa della nazione. Chiaramente le produzioni agricole, il turismo, il commercio e i trasporti devono essere sopportati e supportati da un sistema infrastrutturale che sia assolutamente consono. Spesso si è parlato del Ponte sullo Stretto di Messina, noi come imprese siamo stanchi di sentir parlare ancora di opere faraoniche che non stanno partendo e che molto probabilmente non partiranno mai. Le attività fatte dal governo nazionale hanno tentato di mettere in sicurezza il lavoro. La cassa integrazione che doveva garantire il sostentamento alle famiglie per molti versi credo che sia stato un grande flop. Ancora oggi c’è gente che aspetta da marzo la Cig. Quando cittadini, lavoratori e collaboratori non hanno i soldi per poter vivere si rischia la rivolta sociale. Il fatto che le imprese abbiano provato ad anticipare i soldi della cassa integrazione ha cercato di lenire un po’ il problema. Ma rimane la problematica di fondo relativa alla famosissima potenza di fuoco che era stata individuata nei 400 miliardi di garanzie che si traducono in un ulteriore debito da parte delle imprese a cui dovranno far fronte. Nel settore del turismo e in quello alberghiero la sospensione dell’IMU è stata accolta molto positivamente ma purtroppo anche in questo comparto le tasse che sono state rinviate quando noi in tutti i modi abbiamo cercato di sostenere una sorta di congelamento finanziario dell’economia italiana che avrebbe garantito, alla scadenza dei cento-duecento giorni a garanzia dei debiti e crediti, la possibilità di ricominciare con un debito inferiore rispetto a quello che adesso le imprese si trovano a dover fronteggiare. Ci vuole un grande piano dello Stato italiano e in questo caso devono entrare in campo le professionalità. Noi non siamo stati d’accordo sul piano Colao in cui la parola turismo (settore importantissimo nella nostra industria e non delocalizzabile) non è stata inserita quasi mai. Questo ci fa comprendere che l’esecutivo spesso non ha approfondito e che qualcosa di meglio si poteva fare. C’è un problema anche per gli stagionali del turismo. In Sicilia moltissime persone vivono un dramma e non sono prese in considerazione. La nostra è una economia stagionale che prevedeva l’inizio della stagione estiva e poi utilizzare la NASPI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) nel periodo invernale. Programma che però si è azzerato, le aziende non riaprono e quelle che lo fanno provano a vedere come finirà questa situazione e con il personale ridotto. Bisogna trovare e prevedere una accessibilità del contratti del lavoro accessorio che favorirebbe sicuramente una maggiore occupazione”.

“Prestiti 25mila euro da parte delle banche? Inutile nasconderlo all’inizio anche per una eccezionalità del momento il sistema bancario si è trovato in una situazione di difficoltà per recepire e mettere a disposizione i fondi alle aziende. I 25mila euro sono solo un ulteriore debito che serve alle imprese per cercare di fronteggiare il periodo di incassi zero e con l’inevitabile slittamento delle imposte molti dei soldi serviranno per pagarle. In più emerge la difficoltà di aziende che hanno avuto incassi relativi. Ora il sistema bancario sta accelerando da questo punto di vista. Ogni singola azienda può dire se la misura è utile o meno. Oggi lo snellimento delle procedure bancarie accelera questo finanziamento e si può respirare per qualche mese. Il problema vero non sarà a luglio o ad agosto, mesi in cui si prevede del turismo, ma a fine anno. Giudizio misure a carattere europeo? Non entro nel merito di quale misura poteva essere migliore ma faccio solo una considerazione politica. Gli altri stati abbiano utilizzato le proprie risorse in maniera differente rispetto a noi (Francia, Olanda e Germania) in cui il sostegno alle imprese è arrivato in maniera diretta. Noi dobbiamo avere la possibilità di accedere a finanziamenti europei che tamponino l’emergenza economica nazionale con il dubbio che questi finanziamenti possano essere un boomerang proprio per la nostra economia italiana e questo ci fa preoccupa. L’Italia non ha una forza finanziaria utile per poter far fronte ai suoi problemi. Analizzeremo poi successivamente”.

“Ponte sullo Stretto di Messina è un’operazione mediatica? Si parla di questa opera da quaranta anni e probabilmente se ne parlerà per altrettanti. Noi imprese siamo abituate a dover vedere le cose nell’immediato. L’operazione ponte di Messina è sicuramente fondamentale dal punto di vista logistico ma anche e soprattutto da quello turistico. Un’opera così faraonica avrebbe un grande impatto sul turismo: le persone verrebbero in Sicilia per vedere il ponte. Però è vero che costruirlo, cosa che non si è riuscita a fare in un momento storico in cui l’Italia era determinante storicamente, è necessario logisticamente ma non ci sono più le risorse economiche per farlo. Io cerco di stare con i piedi per terra. La notizia è un tentativo per mettere una pezza mediatica e cercare di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica su altri fattori ovvero una economia in ginocchio”.

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