I Pupi siciliani, tanto amati ma quanto valorizzati come patrimonio artistico isolano?

Chiedi ad un siciliano di far menzione di un patrimonio artistico-culturale storico tradizionale, ti risponderà senza dubbio citando l’Opera dei Pupi. E avrebbe ragione di rispondere così, essendo quella delle tipiche marionette isolane una vera e propria cultura “esportata” in tutto il mondo: è anche grazie a loro che il nome della Sicilia viaggia in giro per il globo. Senza vivere il timore di essere smentiti, trattiamo dunque un argomento prestigioso e particolare. In giro per la Sicilia non è difficile rintracciare diversi Teatri o Musei dell’Opera dei Pupi. In ogni angolo della Trinacria i vessilli del Cavaliere Orlando e non solo vengono sventolati dinanzi a spettatori ammaliati, turisti, bambini e ragazzi, uomini e donne di tutte le età insomma: uno spettacolo per tutti, capace di attrarre l’attenzione e catalizzare l’emozione di chiunque assista alle rappresentazioni.

A Catania, la tradizione dei Pupi Siciliani viene portata avanti da diversi maestri. Tra i più rappresentativi i fratelli Napoli che vantano una storia e una passione che ha viaggiato nel tempo e nello spazio di generazione in generazione. Il loro amore per le marionette siciliane è certificato e gratificato da riconoscimenti internazionali guadagnati in America e altri continenti.

Il quadro dipinto è dei più felici, ma la suggestione è accompagnata dalla cruda realtà che riserva problemi da risolvere anche per chi è autore di manifesti artistici e portabandiera dell’identità locale. Restando attenti in particolare al territorio catanese, va riscontrata una criticità logistica di notevole rilevanza: la carenza di strutture adibite alla mostra e alle rappresentazioni teatrali dell’Opera dei Pupi. I fratelli Napoli hanno dovuto negli anni peregrinare da un posto all’altro, trovando infine in una storica proprietà del centro cittadino un fermo punto di appoggio. Mancata però negli anni una struttura costruita allo scopo all’interno del Centro Fieristico Le Ciminiere, nel centralissimo Viale Africa. Struttura chiusa da anni, dal 2002 per l’esattezza dopo circa un anno dalla sua inaugurazione, lasciata alla polvere e all’oblio. A proposito di domande da porre ai siciliani – ai catanesi in particolare – abbiamo potuto sperimentare concretamente come i più giovani disconoscano totalmente la presenza di tale struttura cittadina. Oltre dieci anni, ormai quasi venti -incredibile ma vero – senza vedere la luce dei riflettori puntata sui Pupi.

Una storia difficile da credere ma reale. La valorizzazione di tal patrimonio passa più dall’estero che dal territorio locale, almeno nei termini del ritrovamento di una “casa” per questo tesoro dal valore inestimabile. Sperando pertanto che quello dei Pupi non rimanga un patrimonio privato aperto al pubblico, ma un patrimonio di tutti aperto a tutti grazie alla professionalità e alla passione dei pupari, auspichiamo una degna attenzione alla cultura popolare isolana.

Anna Aqueci

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