Nuovo arresto nell’ambito dell’inchiesta “Sorella Sanità” che ha permesso di scoprire un giro di tangenti tra imprenditori e dirigenti di aziende sanitarie siciliane. Si tratta di Vincenzo Li Calzi, 45enne originario di Canicattì, posto ai domiciliari dai Finanzieri del Comando Provinciale di Palermo. La custodia cautelare è stata emessa l’8 settembre 2020 dal Tribunale del Riesame del capoluogo siciliano. L’ordinanza della Cassazione del 14 dicembre 2020 fa scattare i domiciliari in quanto ha sancito l’inammissibilità del ricorso promosso da Li Calzi contro il provvedimento del Tribunale del Riesame. Il soggetto sarebbe un fidato collaboratore di Salvatore Manganaro, 44enne originario di Agrigento, arrestato lo scorso maggio nell’ambito dell’operazione che ha portato alla luce la corruzione nella sanità siciliana.
Inchiesta “Sorella Sanità”: le accuse
L’uomo è accusato di corruzione propria aggravata in concorso con Fabio Damiani 55 anni di Palermo (già direttore generale dell’ASP 9 di Trapani), Manganaro, Francesco Zanzi 56 anni di Roma (amministratore delegato della Tecnologie Sanitarie Spa) e Roberto Satta, 40 anni di Cagliari (responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie Spa). Il reato è stato perpetrato in relazione all’aggiudicazione di due gare d’appalto, bandite dall’Asp6 di Palermo e dalla centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana, sulla manutenzione di apparecchiature elettromedicali. Il ruolo di Li Calzi consisteva nel “contabile delle tangenti” per conto di Manganaro. Il 45enne, infatti, era prestanome di quest’ultimo.