Palermo, mafia e droga: 15 arresti

Scatta l’operazione antidroga denominata “Eride” che coinvolge il mandamento di Pagliarelli a Palermo. I Carabinieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip su richiesta della Dda, ai danni di 15 individui accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e vendita di droga, crimini commessi con l’aggravante delle finalità mafiose. Il colpo è stato assestato in particolare alla famiglia mafiosa di Corso Calatafimi.

Il blitz odierno deriva dall’operazione “Cupola 2.0” che smantellò la nuova commissione provinciale di cosa nostra palermitana, riunitasi per la prima volta il 29 maggio 2018. Furono arrestate 10 persone ritenute appartenenti al mandamento mafioso di Pagliarelli, tra le quali Settimo Mineo, capo del mandamento mafioso, Filippo Annatelli, reggente della famiglia mafiosa di Corso Calatafimi e Salvatore Sorrentiuno, referente del Villaggio Santa Rosalia. Le investigazioni confermerebbero il coinvolgimento delle famiglie mafiose nella gestione del traffico di stupefacenti. I ricavi della vendita di droga, decurtati del guadagno dei pusher, confluivano nelle casse dell’organizzazione.

Il boss Filippo Annatelli, in una riunione nel febbraio del 2017 in un’agenzia di onoranze funebri con Salvatore Mirino, organizzò le piazze di spaccio. Mirino prevedeva l’estromissione dei gestori del traffico di droga fino a quel momento. Salvatore Mirino ed Enrico Scalavino si occupano della gestione operativa dei traffici e dello smercio della droga. Giuseppe Massa, detto “Chen”, e Ferdinando Giardina erano i responsabili della fornitura dello stupefacente ai pusher di livello inferiore e riscuotevano il denaro frutto della vendita di droga.

I militari hanno documentato due summit, avvenuti nell’aprile del 2018. Nel primo figuravano Filippo Annatelli, Salvatore Mirino e Gaspare Rizzuto, reggente della famiglia mafiosa di Palermo Centro. Al secondo vi erano Rizzuto, Salvatore Pispicia, uomo d’onore di Porta Nuova e diretta espressione della volontà mafiosa del cugino Gregorio Di Giovanni, capo del mandamento mafioso di Porta Nuova. Sarebbero stati due incontri chiarificatori per continuare a collaborare nel traffico di sostanze stupefacenti.

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