Raddoppio ferroviario Palermo-Messina incompiuto, comitati lanciano appello a Mattarella

Il raddoppio ferroviario fra Palermo e Messina rimane un’opera incompiuta che necessita di essere ultimata. L’intervento, come succede spesso in questi casi, si discute da anni (circa 40) ma nel cosiddetto “programma per il Sud” non vi è traccia di fondi per completare gli ultimi 80 chilometri tra le stazioni di Patti (ME) e Castelbuono (PA). Sono quasi tutti attivi i 144 chilometri dei 224 complessivi della tratta. I viaggiatori impiegano tre/quattro ore per spostarsi fra le due città sicule, tempo non più sostenibile secondo i comitati “Pendolari Sicilia” e “Cefalù-Quale ferrovia”. Entrambi hanno lanciato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al governo nazionele affinché sia rifinanziato e realizzato il doppio binario dei rimanenti 80 chilometri fra le località sopracitate.

L’opera rientra nella dorsale tirrenica del corridoio numero 1, già “asse Berlino-Palermo” e i pendolari spiegano che è “deliberata favorevolmente dal Cipe nella seduta del 13 maggio del 2010 e, pertanto, non è assolutamente accettabile la prevista cancellazione dai decennali programmi dell’Ue, e dei diversi governi nazionali e regionale siciliano, del doppio binario per tutta la linea”. Negli ultimi anni la tratta ha subito ogni tipo di angherie. I comitati civici esprimono il loro malcontento. “Ci opponiamo alla stridente programmata incompiuta come purtroppo dimostra la decisione di escludere la Patti-Castelbuono dalle infrastrutture individuate dal nostro Governo da realizzare tempestivamente con i fondi del Recovery Fund. Confermare una tale scelta potrebbe configurare uno spreco di denaro pubblico, con presumibile, rilevante danno erariale, in quanto risulterebbero non adeguatamente sfruttati (per i viaggi a lunga e media percorrenza e per i pendolari) i 144 chilometri di doppio binario già quasi totalmente in esercizio della Me-Pa per collegare velocemente la Sicilia al Nord Italia e all’Europa. Inoltre, il mancato raddoppio della Patti-Castelbuono, significherebbe condannare la fascia costiera tirrenica della Sicilia, per oltre un secolo avvenire, alla condizione di Sud economico, sociale e culturale dell’Isola e, quindi, a profondo Sud d’Europa. Ma ciò potrebbe anche raffigurare il soddisfacimento di esigenze di consenso politico-clientelare legate ai bacini elettorali di quanti, in questi frangenti, rivestono incarichi decisionali in merito alla realizzazione di determinate infrastrutture”.

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