Scontro all’Ars su stipendi e pensioni deputati: botta e risposta, polemiche accesissime

Impazzano le polemiche all’Ars dopo i botta e risposta di oggi che hanno alimentato il tema stipendi, pensioni all’Assemblea regionale. Non tardano, però, ad arrivare le repliche e i commenti. Ad accendere il caso una nota del capogruppo del M5S all’Assemblea, Giorgio Pasqua.

“In piena pandemia, mentre ai siciliani si chiedono sacrifici enormi, i deputati dell’Ars che fanno? Si aumentano le pensioni e trattamento di fine mandato. È l’ultima vergogna targata Ars a cui il M5S, ovviamente, si è sottratto. Non solo, faremo di tutto perché si possa tornare indietro. Per questo abbiamo presentato due disegni di legge. Anche se a novembre del 2019 gran parte dei deputati aveva votato questa legge, ora, in piena emergenza Covid, poteva anche dire di no al calcolo dei contributi sull’intera busta paga e di conseguenza all’aumento. Sappiamo che la stragrande maggioranza dei deputati ha firmato per il ricalcolo dei contributi, sarebbe bene capire se anche Musumeci, che a parole si straccia le vesti per le categorie commerciali in sofferenza per il Covid, lo ha fatto. Sarebbe un fatto inaccettabile. È uno scandalo aumentarsi la pensione in un momento storico in cui parecchi siciliani non riescono a mettere assieme il pranzo con la cena, considerato che nemmeno un euro si è finora visto della Finanziaria regionale, la cosiddetta Finanziaria di guerra, costruita però con i soldi del Monopoli. I segnali che dovrebbero partire da questo palazzo dovrebbero essere diametralmente opposti. In piena emergenza Covid ci saremmo aspettati dai deputati un taglio dei propri stipendi a favore degli ospedali o delle categorie più in sofferenza. Noi continuiamo a tagliarci gli stipendi e grazie a questo recentemente abbiamo donato ad Asp e Protezione Civile 300 mila euro. Non ci arrendiamo ci sono i margini perché si possa tornare indietro. È per questo che abbiamo presentato due disegni di legge, primo firmatario Stefano Zito: uno per mettere ordine alla normativa delle pensioni, facendo confluire i contributi all’Inps o alle altre casse pensionistiche, alle quali versavano in precedenza i deputati, il secondo per abrogare la norma che consente il calcolo dei contributi su indennità e diaria. Questo secondo ddl prevede pure il taglio dello stipendio dei deputati, portandolo dagli attuali 11.100 euro lordi a 8.000 euro”.

Il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, si esprime sulla questione con termini duri.

“Oggi pomeriggio il capogruppo all’Ars del Movimento 5 Stelle, Giorgio Pasqua, ha insinuato che i parlamentari di quest’Assemblea si sono aumentati lo stipendio e le pensioni. NON È ASSOLUTAMENTE VERO che ci siamo aumentati lo stipendio né la pensione. È stata data la possibilità a tutti di riscattare, A PROPRIE SPESE, il contributivo degli anni precedenti. Cosa che è ovviamente logica e che hanno fatto in tanti, anche lo stesso Pasqua. Ritengo queste dichiarazioni indegne di un gruppo politico. Con queste cose non si scherza specialmente in un momento così difficile per tutti. Non consento a nessuno questo gioco sporco. Questo è TERRORISMO. Dichiarazioni di questo tipo sono DELINQUENZIALI. Non c’è dubbio che tutto ciò viene fatto nel vano tentativo di riconquistare il consenso che i 5  stelle hanno irrimediabilmente perso. Una simile vergogna non l’avevo mai vista. Ho conosciuto tanti politici ma mai di un livello così basso”.

Anche il capogruppo di Forza Italia all’Ars, Tommaso Calderone, risponde al M5S. “Quello di cui parlano i deputati del M5S è solo un inaccettabile tentativo per speculare sulla rabbia dei cittadini. In malafede, approfittando del momento di crisi economica che stiamo vivendo, hanno pensato bene di cavalcare l’onda del populismo più becero per ottenere quella notorietà ormai da un pezzo perduta. Non c’è nessun aumento di stipendi o di pensioni all’Ars. Tutto è alla luce del sole, secondo quanto previsto dalla legge. Ai colleghi del M5S ricordo che i deputati si limitano esclusivamente a osservarla. Svelo loro il segreto di pulcinella: anche i parlamentari versano i propri contributi, sulla base dell’intera retribuzione mensile. La smettessero quindi di cadere dalle nuvole e fomentare odio. Li invito ad essere più costruttivi in un momento delicato come questo, piuttosto che creare tensione sociale”.

Arriva pure il commento del segretario generale dell’Ars, Fabrizio Scimè. “L’Assemblea regionale con la legge di riduzione dei vitalizi (legge regionale n. 19/2019) ha previsto che il deputato regionale possa costituire la base di riferimento della propria pensione contributiva versando i relativi contributi sulla intera retribuzione mensile. Tale facoltà concessa dalla legge presuppone, dunque, una domanda da parte del deputato e il versamento a suo carico dei relativi contributi”.

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