Catania, Musumeci inaugura la mostra sull’eruzione del 1669

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Il Governo regionale attribuisce grande importanza al fervore culturale di questa città. Il suo futuro è legato alla capacita di raccontare il suo passato e rendere popolare e accattivante questa narrazione. E l’Etna è un brand che non conosce ostacoli: nel mondo è più conosciuto della Sicilia“. Lo ha detto il presidente della Regione, Nello Musumeci, inaugurando la mostra “Etna 1669. Storie di lava” ospitata nel Palazzo centrale dell’Università di Catania. Al taglio del nastro non mancavano la professoressa, Alessia Tricomi, delegata del rettore alla Terza missione dell’Università, il sindaco metropolitano, Salvo Pogliese, il prefetto, Maria Carmela Librizzi, l’arcivescovo, Salvatore Gristina, la soprintendente dei Beni culturali, Donatella Aprile, e la professoressa, Germana Barone, delegata al Sistema museale di ateneo.

“Il vulcano – prosegue Musumeci – non è solo uno straordinario monumento vivente della natura, ma anche uno straordinario polo di attrazione turistica. Questa città e questa regione hanno bisogno di fare del turismo uno dei settori trainanti della nostra economia. Il turismo oggi si muove su un piano competitivo e la sfida si gioca sulla qualità dei servizi offerti. L’Etna è lo strumento giusto. Tanto che questa mattina abbiamo presentato anche il progetto del Museo dell’Etna che sorgerà nell’ospedale Vittorio Emanuele, luogo lambito dalla colata del 1669″.

Parla la prof. Tricomi. “In questa mostra mettiamo insieme la montagna simbolo di fertilità della nostra terra, la colata lavica simbolo di potenza e una parte più contemporanea in cui l’Etna è al centro della ricerca scientifica in varie discipline e qui l’università diventa protagonista”.

“Questa mostra – ha evidenziato invece la soprintendente Aprile – è l’atto conclusivo della rassegna ideata e proposta dall’INGV di Catania e dalla sezione di Catania del Cai, per ricordare i 350 anni dalla straordinaria eruzione dell’Etna del 1669″.

Il direttore dell’INGV di Catania, Stefano Branca, ha fatto un excursus storico sull’eruzione del 1669 sottolineando che le bocche eruttive a bassa quota (850-775 metri) e l’area coperta dalla colata sono state un record degli ultimi 400 anni. “Per la città e l’Etna – rivela – fu l’evento più importante dal punto di vista vulcanologico, ma anche storico: quell’anno fu definito l’anno della grande ruina”.

La mostra a ingresso gratuito – voluta e finanziata dalla Regione Siciliana che ha affidato i lavori alla soprintendenza per i Beni culturali e ambientali etnea in collaborazione con l’ateneo e con la partecipazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Etneo – rimarrà aperta fino al 30 ottobre. All’esposizione hanno collaborato molte realtà: l’Arcidiocesi di Catania, il Santuario della Madonna della Sciara di Mompileri, il Museo d’arte sacra della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Misterbianco, la Diocesi di Acireale, il Santuario di Santa Maria Assunta di Randazzo, il Museo civico di Castello Ursino, la Biblioteca regionale universitaria, la Biblioteca Zelantea di Acireale, le Biblioteche riunite Civica- Ursino Recupero. E ancora i Comuni di Catania, Belpasso, Camporotondo Etneo, Gravina, Mascalucia, Misterbianco, Nicolosi, San Pietro Clarenza e Pedara nonché la Fondazione Bufali di Belpasso e l’Associazione culturale Monasterium Album di Misterbianco oltre al Cai etneo che ha curato e coordinato le escursioni organizzate nel corso del 2019.

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