Il 25 novembre di ogni anno il mondo celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea generale dell’Onu e volta a denunciare il femminicidio e ricordarne le innumerevoli vittime. Sebbene alla memoria di un così cruento fenomeno venga dedicato un solo giorno, sono 365 invece i giorni in cui le donne, in ogni parte del mondo, lottano affinché venga loro riconosciuto quel diritto alla vita che molti uomini – tra compagni, mariti, fidanzati, ex e sconosciuti – pretendono di poter eliminare. I dati in tal senso continuano ad essere allarmanti: dai numeri diffusi dalla World Health Organization (WHO) nel mondo il 35% delle donne ha subito violenza. A livello nazionale, il VII Rapporto Eures ci dice che nei primi 10 mesi del 2020 sono state 91 le donne vittime di omicidio in Italia, una ogni tre giorni; l’incidenza nel contesto familiare raggiunge il record dell’89% (85,8% nel 2019), all’interno di una coppia è del 69,1% (65,8% nel 2019). Allarmano e sottolineano come sia importante mantenere sempre accesi i riflettori su un fenomeno che si ripercuote sull’intero pianeta perché dannoso e in grado di manifestarsi con frequenza sui diversi continenti prescindendo dalle varie culture, al pari di un’epidemia, tema che oggi cattura la nostra attenzione e ci rende sensibili così come anche il femminicidio dovrebbe fare.
LA SICILIA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE – Non si può e non si deve restare indifferenti. Nel tempo diverse sono le leggi emanate dal Governo nazionale in difesa delle donne e contro il femminicidio, così come l’istituzione di centri antiviolenza e del telefono rosa. Anche la Regione Siciliana è intervenuta stanziando, in questo anno così particolare, delle somme per la realizzazione di 13 case di accoglienza a indirizzo segreto per aiutare le donne e i loro figli. A progetto ultimato saranno 52 le case-rifugio presenti sull’isola.
Tanto è stato fatto e tanto ancora è opportuno fare, giorno dopo giorno, affinché questa battaglia giunga a giusta conclusione.
Alessandra La Farina