Siracusa, prof. Giansiracusa ad A1N: “Un errore sradicare il Caravaggio siracusano”

Il “Caravaggio siracusano” diventa un caso politico, prima ancora che culturale. Sull’opportunità del suo trasferimento, prestito o altro dalla sua naturale e storica collocazione, sono intervenuti autorevoli critici d’arte, amministratori pubblici e non sono mancate le prese di posizione e le esternazioni con tono tutt’altro che contenuti, come quella di Vittorio Sgarbi. Sull’argomento sentiamo il professore Paolo Giansiracusa, che non rinuncia alla polemica, ma con toni pacati, e argomenta le sue posizioni in modo chiaro.

Professore, perché, secondo lei, c’è un “caso politico” sulla Sepoltura di Santa Lucia, prima ancora che culturale?

“Perché più passano i giorni e meglio si delineano le pretese della politica regionale, costituite da interferenze leghiste e pegni da pagare. Tra gli obblighi della devozione al novello sistema politico, aspramente condannato dai siciliani, c’è anche quello di prestare il dipinto del Caravaggio. Quel che emerge dalle elucubrazioni, appositamente pasticciate, di personaggi che nella vicenda rappresentano solo se stessi (non avendo deleghe istituzionali), è solo l’ombra scura e inquietante di un impegno politico teso a dissanguare la Sicilia e favorire la rinascita culturale ed economica di altre realtà nazionali. È il gioco perverso di sempre che la piazza, lungi dal digerire le biade messe nella mangiatoia, capovolgerà. Caravaggio non sarà condannato per la terza volta! La politica venga tutta allo scoperto, i siciliani vogliono conoscere, capire, giudicare! Ancora ci sono quelli che insistono per il prestito, ma Siracusa si deve parlare solo di restauro in situ e di teca. Tutto il resto, prestiti, visite, “lezioni” o altro ai siciliani non interessa”.

Ma è una sua sensazione o è una vera, corale presa di posizione quella dei siciliani contrari al trasferimento dell’opera del Caravaggio?

“Da quando si è diffusa la notizia di un possibile trasferimento e prestito del famoso dipinto del Caravaggio, a Siracusa, in Sicilia e in varie parti d’Italia, è emersa una voce di protesta unanime che dalla fine di maggio in poi ha visto mobilitarsi intellettuali (oltre 350 hanno firmato un apposito appello), associazioni, gruppi culturali, esercenti locali, dirigenti scolastici, docenti universitari, liberi cittadini (circa 2.500 hanno firmato una petizione che chiede l’inamovibilità dell’opera; un’altra petizione con ampio consenso è in corso). Ad essi si sono aggiunti deputati regionali e nazionali che hanno presentato nelle sedi istituzionali apposite interrogazioni. La stampa nazionale ha raccolto persino il dissenso di illustri personalità del mondo della cultura e dell’arte come Eva Cantarella, Achille Bonito Oliva, Tommaso Montanari ed altri ancora. Ho ritenuto di informare di questa corale protesta il prefetto, l’arcivescovo e il Soprintendente di Siracusa. Il dissenso si è maggiormente manifestato dopo la recente conferenza stampa che avrebbe dovuto riguardare la revisione del progetto culturale con la rinunzia ufficiale al prestito e invece, dopo le bacchettate agli studiosi e agli intellettuali dell’Isola, si è passati al contrasto verbale con esponenti della stampa e dell’associazionismo. A mio parere la saggezza consiglia di non costruire nulla in questo clima di contrasti e di soprassedere alla richiesta di prestito. Si proceda invece, come da più tempo migliaia di siciliani chiedono, alla valorizzazione in loco dei due dipinti della Badia (Caravaggio e Guinaccia) e al restauro del vano presbiterale della Basilica del Sepolcro, per la definitiva collocazione della tela del Merisi. Le dimensioni (oltre 12 metri quadrati) e la fragilità consigliano di non toccare questo capolavoro assoluto della pittura del Seicento. Spero che prevarrà la saggezza”.

Perché è inopportuno il trasferimento dell’opera?

“Francesco Pandolfo , tecnico installatore storico della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, ha ricordato le caratteristiche della tela: altezza metri 4.08, larghezza 3 metri. Per viaggiare occorre una doppia cassa; l’ingombro finale è di m 4.70 x 3.70 x 0.50. Può Viaggiare solo su un Tir in diagonale. Ciò è pericolosissimo per via dei sobbalzi del Tir e della mancanza di climatizzazione. Le variazioni di temperatura a cui sarà sottoposta l’opera, potranno causare il distacco della pittura dalla tela”. Pandolfo sottolinea che per evitare rischi sarebbe meglio che l’opera restasse a Siracusa”.

Lei è uno storico dell’arte, ma sottolinea anche un altro valore, non meno importante, della Sepoltura di Santa Lucia: quello religioso.

“L’opera del Caravaggio non è solo una tela ma un messaggio di fede e un’icona che rappresenta l’identità collettiva. Un errore, a mio avviso, sradicarlo dal suo contesto plurisecolare e sottrarlo alle testimonianze di fede che esso stimola e alla visione dei turisti. Invece, il dipinto, che non necessita di restauri ma di un normale controllo, sarà portato a Roma, nella sede dell’ICR; ciò contro il parere di chi prefigurava accertamenti a vista, davanti al pubblico dei visitatori della Badia di Santa Lucia. Dopo il collaudo romano partirà per Rovereto, dove rimarrà fino a tutto il mese di dicembre. In “contropartita” arriveranno al Museo Bellomo opere di artisti vari per dare corpo ad una iniziativa che non rientra nei progetti culturali della città e del territorio. Infine, merita un approfondimento nel caso specifico – conclude il prof. Giansiracusa – a Deliberazione 3/7/2017 della Corte dei Conti la quale ribadisce “che il riconoscimento della personalità giuridica …ai sensi dell’art.29/a del Concordato del 1929, comporta l’automatismo del trasferimento dal Fondo Edifici di Culto all’ente Chiesa…”. Laddove le operazioni avviate “non si sono concluse con il provvedimento finale definitivo di trasferimento…il Fec ha provveduto alle regolarizzazione dei rapporti con l’autorità ecclesiastica mediante atti di concessione”. La Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro (che è nelle stesse condizioni della Chiesa di San Francesco di Gubbio che ha rivendicato e ottenuto con sentenza della Cassazione la piena proprietà dei beni), potrebbe richiedere identico riconoscimento per il Caravaggio, per le Croci medievali e altri beni artistici. Forse sarebbe il caso di riconoscere la legittima proprietà dei beni all’ente ecclesiastico di pertinenza prima di stabilire viaggi e prestiti”.

Daniele Lo Porto

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